Venezia - Lebanon, il film di Samuel Maoz, ha vinto il Leone d'oro alla 66/a Mostra del cinema di Venezia. Il film (distribuito in Italia dalla Bim) che, dopo Venezia, andrà al festival di Toronto e New York è firmato da un autore che ha alle spalle un serio tirocinio tra documentari e programmi televisivi. Ma, va detto che questa storia gli appartiene in modo drammaticamente diretto, tanto da aver dichiarato "forse se non avessi covato in fondo alla mente questo progetto la mia vita avrebbe avuto un'altra piega e magari sarei impazzito". Infatti, arruolato ventenne, Samuel Maoz fu tra i primi soldati israeliani a varcare la frontiera con il Libano nel giugno del 1982. Coinvolto nei primi scontri, ferito superficialmente a una gamba, il futuro regista avrebbe rimosso quell'episodio fino a quando, due anni fa, non si sarebbe risolto ad affrontare di petto la sua memoria personale e quella collettiva. Ma la vera sorpresa di Lebanon sta però nel raccontare questa storia letteralmente "dal di dentro". Ne sono infatti protagonisti i giovanissimi carristi che, rinchiusi nel loro carro armato, oltrepassano la frontiera libanese per una missione che dovrebbe essere di puro appoggio alle avanguardie di fanteria. Dal microcosmo del tank, il mondo si riduce a una feritoia stretta, da cui per lo più, si guarda attraverso il visore a raggi infrarossi. I protagonisti della storia - ha detto il regista - "non sono eroi e non vogliono nemmeno diventarlo; ma sono uomini, esposti alla paura, all'inesperienza, allo shock della morte e al terrore di diventare ad ogni istante bersagli mobili. La missione, iniziata quasi come una scampagnata in un campo di girasoli, si trasforma rapidamente in un incubo senza possibile "happy end". "Mai nella mia vita - commenta un reduce delle guerre israeliane - avevo ritrovato in modo così vivido le sensazioni provate al fronte, mentre si sta chiusi dentro quella dannata scatola, apparentemente il luogo più sicuro in battaglia, ma anche una trappola per topi, il bersaglio naturale di ogni attentatore".
Leone d'argento Shirin Neshat con Women without men (Zanan Bedoone Mardan) ha vinto il Leone d'argento per la migliore regia.
Controcampo italiano a "Cosmonauta" Ogni anno c'e' un film italiano fuori del concorso che diventa un piccolo cult per il pubblico . In quest'edizione e' la volta di Cosmonauta, la commedia opera prima di Susanna Nicchiarelli, con Claudia Pandolfi, presentata nella sezione Controcampo italiano. Il film (uscito ieri nelle sale distribuito da Fandango che l'ha coprodotto con Rai Cinema) e' stato accolto da lunghi applausi alla proiezione ufficiale in Sala Grande, e ha poi riempito la sala anche alla proiezione successiva, grazie al passaparola scattato subito tra gli spettatori. Stasera ha vinto il premio di Controcampo italiano. 'Il mio film parla dell'Italia, con leggerezza e ironia, propone temi che fanno pensare - dice la cineasta -. E' uscito ieri e sta andando bene, spero che possa piacere anche al pubblico'. La storia che parte nell'Italia del 1957, ha per protagonista Luciana (Miriana Raschilla'), bambina e poi ragazza dalle ferree idee comuniste, come il padre scomparso prematuramente. Idee, che, come la passione per le imprese spaziali dei sovietici che le ha trasmesso il fratello maggiore, Arturo, epilettico. La protagonista cresce sempre piu' intransigente tra le liti fra l'amorevole madre Rosalba (Claudia Pandolfi) e il patrigno di destra (Sergio Rubini) e un mondo estremamente maschilista. Susanna Nicchiarelli, classe 1975 ha spiegato che ''idea del film mi e' venuta quando ho visitato il Museo della Cosmonautica di san Pietroburgo. Li' in titoli di giornali sulla corsa allo spazio di quegli anni, come 'L'Unione sovietica batte la forza di gravita', era rispecchiata l'ingenuita' del tempo e mi e' venuta voglia di raccontare quegli anni'. Per lei ' 'si possono dire molte piu' cose sull'oggi raccontando il passato. La mia e' soprattutto una riflessione sull'ingenuita' umana, sui sogni infranti. E c'e' molto comunque sulle donne di oggi'.
La Trinca premio Mastroianni Jasmine Trinca, protagonista femminile del film di Michele Placido Il grande sogno, ha vinto il premio Marcello Mastroianni ad un giovane attore o attrice emergente.
Coppa Volpi Ksenia Rappoport, per La doppia ora di Giuseppe Capotondi, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Colin Firth, per A single man di Tom Ford, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Premio speciale giuria Il film Soul Kitchen di Fatih Akin ha vinto il Premio Speciale della Giuria.
Premio Orizzonti Il filippino Engkwentro di Pepe Diokno, dramma sulle guerre tra bande di adolescenti ha vinto il Premio Orizzonti. Il premio Orizzonti Doc è andato invece a 1428 di Haibin Du, documentario sul grande terremoto del Sichuan che si è verificato alle 14.
28 del 12 maggio 2008. La menzione speciale è stata attribuita a Aadmi Ki Aurat Aur Anya Kahaniya dell'indiano Amit Dutta, che in tre episodi esplora la relazione fra uomini, donne e gli spazi fisici e mentali che abitano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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