«Vengono per Mussolini e scoprono un tesoro»

«Sono un siciliano doc che ha abbandonato la sua terra per lavorare qui, nel cuore dell’arte e della storia». Alfio, quarantenne catanese, lavora da quattro anni al museo nazionale di Palazzo Venezia, un tempo sede dell’ambasciata della gloriosa repubblica, poi di quella francese e austriaca. È invece dal 1916 che il quattrocentesco palazzo nobiliare romano, attribuito alla mano di Leon Battista Alberti, ospita diverse collezioni d’arte medievale e del primo Rinascimento. Il grande pubblico, però, conosce il palazzo per lo più come sede del governo mussoliniano. E infatti fino alla fine della seconda guerra mondiale il museo è stato costretto a convivere con l’entourage fascista, che ha utilizzato l’appartamento Barbo come area di rappresentanza e le sale del Cybo come residenza privata del duce. «Il fatto che il palazzo abbia ospitato Mussolini incuriosisce tanto i turisti - racconta Alfio -. Li sorprendo a parlare al cellulare mentre raccontano di essere nell’appartamento del Duce. Poi, però, restano affascinati anche dal museo».
Il percorso espositivo si snoda lungo tre sezioni: l’appartamento Cybo accoglie oggetti di epoca medievale e una ricca raccolta di dipinti che vanno dal XIII al XVIII secolo, suddivisa per aree geografiche, con particolare attenzione alla pittura delle regioni dell’Italia centro-settentrionale provenienti dalla collezione Sterbini. Così nell’ex appartamento del Duce capolavori di Pisanello, Gozzoli, Giorgione, Borgianni, Solimena e Maratta si alternano a duecentesche croci dipinte, preziose manifatture di oreficeria medievale, cassette eburnee bizantine, esempi di scultura lignea laziale del Duecento come la policroma Vergine col Bambino.
Nelle sale dell’adiacente Palazzetto Venezia sono, invece, ospitate le raccolte di bronzetti rinascimentali provenienti dalla collezione dell’antiquario romano Alfredo Barsanti e dell’ambasciatore Giacinto Auriti, trovano spazio anche i bozzetti in terracotta appartenuti al cantante lirico Evan Gorga con alcune prove del Bernini. «Il passaggio dei Cardinali» rappresenta il raccordo fra le due ali del museo: è questo il settore dedicato alle ceramiche e alle porcellane databili tra l’VIII e il XIX secolo. Spazio quindi a boccali, orcioli, panate di manufatti medievali romani che si alternano a una vasta panoramica di porcellane delle fabbriche europee come la Sèvres di Parigi o la produzione italiana delle manifatture di Capodimonte.

«Qui passano almeno cento persone al giorno - conclude Alfio - e con l’offerta musealc eh c’è a Roma non ci possiamo lamentare».
Il museo, il cui ingresso è da piazza del Plebiscito 118, resta aperto tutta l’estate (escluso il lunedì) dalle 8,30 alle 19,30; il biglietto costa 4 euro.

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