La signora Anna ha 87 anni ed è costretta alla dialisi per stare bene. Lei lo sa e non sgarra una volta nella terapia. E così anche lunedì mattina di buon’ora si prepara, si veste e si copre un po’ più del solito visto il freddo siberiano.
Ma i volontari dell’ambulanza, che solitamente la passano a prendere per portarla al Niguarda, non si vedono. «Vorrà dire che sono in ritardo, con queste strade» pensa lei. Passa mezz’ora, passa un’ora ma di forte al portone di casa, zona Maciachini, non si vede nessuno. Anna comincia a preoccuparsi. Da sola non può raggiungere l’ospedale e ormai è in ritardo al suo appuntamento per la dialisi. «Sarà mica successo un incidente?» si chiede. Allarmata chiama il figlio, al lavoro. E lui si informa, fa il diavolo a quattro per aiutare la povera mamma. Prima pensa di chiamare un taxi e tamponare l’emergenza. Poi chiama i volontari del servizio ambulanze per capire cosa può essere mai successo. «Noi non siamo stati avvisati, perché non siete passati?» si scalda. Dietro al clamoroso bidone c’è una spiegazione molto semplice: «Guardi, abbiamo problemi di mezzi e personale e quindi non riusciamo a passare a prendere sua madre» spiega al telefono un operatore
E così l’anziana paziente, assieme ad una ventina di persone in dialisi, viene piantata lì, senza spiegazioni. L’Asl di Milano si è mossa per trovare altre croci che potessero garantire il trasporto in ospedale della signora Anna e degli altri dializzati. «Per i pazienti convenzionati abbiamo risolto il problema quasi subito - spiegano negli uffici Asl - Per gli altri, due o tre casi, ci abbiamo messo un po’ di più ma ora siamo riusciti ad allocare tutti quanti con altre croci che lavorano con noi. E tutti i pazienti sono seguiti».
L’amaro bidone di lunedì era nell’aria già da un po’ ma non si pensava si arrivasse a tanto, mettendo in difficoltà i pazienti. Da un paio di settimane la pubblica assistenza del Niguarda aveva manifestato qualche disagio, tant’è vero che l’Asl aveva deciso di alleggerirle il carico ed aveva dimezzato il numero dei pazienti da assistere tagliandoli da 40 a 20. Ma a quanto pare non è bastato.
Venerdì il servizio di ambulanze del Niguarda aveva inviato una mail agli uffici Asl di corso Italia annunciano che «per problemi organizzativi non possiamo più effettuare il servizio». Punto, fine. E si sa che dare un avviso del genere di venerdì significa rimandare il problema al lunedì mattina successivo, senza che nel fine settimana si possa venire a capo di nulla. Per questo la signora Anna e un’altra ventina di persone sono rimaste a spasso.
Fortunatamente nessuno di loro ha avuto conseguenze di salute e potrà recuperare la seduta nel ciclo di dialisi, altrimenti sarebbero stati guai seri.
«A parte quella mail, non abbiamo ricevuto altre comunicazioni» spiegano all’Asl dove comunque in parecchi erano al corrente delle tensione che serpeggiavano nell’ambiente. Dal canto loro, i dipendenti della pubblica assistenza Niguarda spiegano le loro ragioni: «Noi seguiamo quei pazienti da tanti anni, lo facciamo col cuore e con molti si è creato un rapporto personale - spiega un’operatrice - Ma negli ultimi tempi abbiamo ridotto l’organico passando da 10 a 4 persone e non riusciamo più a trasportare tutti. Non siamo in malafede. Semplicemente non ci sono più le condizioni di lavoro di prima».
Uno dei problemi che grava sulle croci che trasportano i malati in dialisi c’è quello economico delle tariffe: rimborsi giudicati troppo bassi per coprire le spese. Ma su questo l’Asl può fare ben poco: «È la Regione, caso mai, che deve rivederle». Quello che invece i tecnici degli uffici di corso Italia hanno potuta fare, assieme ai Nas, è stata l’operazione di pulizia tra le croci. Sono stati fatti controlli a tappeto su quelle sospette e non sono mancati arresti, chiusure e multe salate.
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