Venti partite sospette: mezza serie A trema

Dall’inchiesta spuntano i nomi eccellenti di Lotito e dei fratelli Della Valle

Massimo Malpica

nostro inviato a Napoli

Mentre dal fascicolo napoletano spuntano i nomi di Lotito (Lazio) e dei fratelli Della Valle (Fiorentina) oltre a quelli di giornalisti Rai, di finanzieri e dirigenti di secondo piano, si attendono gli esiti della temutissima moviola giudiziaria, portata avanti per mesi incrociando il contenuto delle intercettazioni telefoniche con l’analisi delle immagini delle partite sospette dello scorso campionato. La procura di Napoli allarga i confini del «sistema Moggi». E incappa in una ventina di partite definite «sospette», in gran parte dirette dall’arbitro Massimo De Santis. Lunga la lista degli incontri, sparsi nel corso del campionato 2004/2005 vinto dalla Juventus, finiti nel mirino degli inquirenti per gli scambi di telefonate e le «pressioni» esercitate sul finale di torneo. Tra gli incontri dei bianconeri sotto analisi, oltre all’esordio casalingo con l’Atalanta (successo per 2-0, doppietta di Trezeguet) arbitrato dal fischietto di Tivoli, il doppio e vittorioso confronto con la Lazio (2-1 a Torino alla 14esima giornata, arbitro Dondarini, 1-0 a Roma alla 33esima, diretta da Trefoloni). Occhi puntati anche su Lecce-Juve, alla 12esima giornata, con i bianconeri che passano sul campo della squadra del «nemico» storico Zdenek Zeman dopo giorni di «chiacchierate» intercettate, che avevano come argomento ancora Massimo De Santis, designato per la partita, e arbitro in molte partite sospette, come l’1-1 tra Fiorentina e Inter del 7 novembre.
Tra le altre sfide finite agli atti che non vedono la Juventus in campo, l’incontro tra Atalanta e Fiorentina, vinta dai bergamaschi (poi retrocessi) per 1-0 e diretta da Cassarà e un pareggio per 1-1 tra Siena e Messina, squadre entrambe in orbita Gea e coinvolte dall’indagine partenopea. Tutti casi in cui gli inquirenti hanno preso nota di decisioni arbitrali sospette, gol annullati o sbagliati clamorosamente, prestazioni troppo rilassate. Con nomi ricorrenti, sia tra gli atleti che tra gli arbitri. E sospetti di combine e accordi che prendono sempre più corpo. Dai fascicoli d’indagine dei magistrati partenopei emergerebbero novità sulle modalità di controllo degli incontri di calcio che avrebbe a lungo ruotato intorno al dg della Juventus e alla Gea World. In particolare, l’influenza sugli arbitri che la procura ritiene «vicini» a Moggi e alla società dei «figli d’arte» si sarebbe spinta a condizionare partite apparentemente neutre, comminando ammonizioni ed espulsioni «guidate». Cartellini gialli e rossi distribuiti ad hoc nei confronti dei giocatori considerati più pericolosi delle squadre che avrebbero incontrato la Juventus nella giornata successiva. Dagli elementi raccolti nel corso delle indagini dal procuratore aggiunto Franco Roberti e dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, sarebbe palese una chiara strategia per «depotenziare» l’avversario di turno. E questo aspetto, analizzato passando al setaccio le immagini del campionato 2004/2005, rientra in pieno nell’ipotesi d’accusa formulata a Napoli per tutte le decine di indagati: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. In pratica, esisterebbero intercettazioni «simili» a quella diventata ormai storica di Giraudo che parla a Moggi del fischietto calabrese Dattilo: «Se l’arbitro è sveglio, dimezza l’Udinese», la frase dell’ad juventino il 26 settembre 2004, giorno della sfida fra i friulani e il Brescia, diretta proprio da Dattilo.
Dovrebbe invece essere «deviato» su Roma, se confermato, il filone che ieri da Napoli ha coinvolto anche la Nazionale: Luciano Moggi avrebbe esercitato pressioni sul ct Marcello Lippi per favorire la convocazione in maglia azzurra di calciatori del «team» Gea World, tra l’altro con lo scopo di aumentarne la valutazione sul mercato. Ipotesi smentita dal selezionatore azzurro. Comunque sia, per le toghe partenopee questa vicenda, anche se confermata, non sarebbe penalmente rilevante sotto il profilo della frode sportiva. E dunque il fascicolo con gli elementi e le intercettazioni sulle eventuali convocazioni pilotate sarà girato ai pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia, che proseguiranno nell’inchiesta sulla Gea. L’indagine procede spedita, corre su più binari ma gli inquirenti si affidano al ralenty della moviola per le partite «sospette» che sarebbero più di quelle già monitorate dai carabinieri di Roma. E per cercare riscontri all’ipotesi di frode sportiva. Nel mirino, come noto, non c’è soltanto la Juventus, ma anche Fiorentina, Lazio, Udinese, Siena e Messina, oltre a tre club di serie B: Crotone, Avellino e Arezzo. In ballo, sospettano gli inquirenti, l’accomodamento di risultati sportivi, dallo scudetto alla salvezza.

Con il serio rischio, soprattutto per il club torinese, di pesanti sanzioni sportive che vanno dalla possibile revoca dello scudetto a una retrocessione a tavolino in serie B. Intanto, sarebbero imminenti delle perquisizioni disposte dalla Procura di Napoli.

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