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Il vento dello scempio

Il vento dello scempio

Pale eoliche a Sepino, la più bella città romana del Molise: uno scempio ambientale senza precedenti per la indifferenza delle amministrazioni locale e regionale. Il Molise non ha avuto un pronunciamento contro questo infame strumento di falsa energia pulita, pura speculazione industriale legittimata da alcuni ambientalisti insensibili al paesaggio (esistono anche quelli!), come la Regione Sardegna, difesa da una rigorosa amministrazione. Sepino è oggi tutelata dalla voce solitaria, nelle istituzioni, del sovrintendente Ruggero Martines, sostenuto da Italia Nostra. Dobbiamo sperare che ad esso si affianchi anche il ministero per i Beni culturali attraverso un intervento forte e preciso del ministro Buttiglione che non potrà sopportare questa violenza all’intelligenza e alla storia nel luogo risarcito, con pazienza e passione, da Adriano La Regina, sempre rimpianto sovrintendente. Massacrare il fragile Molise è facile: così, tanto per non stare fermi, i barbari e i terroristi armati contro la bellezza dentro le pubbliche amministrazioni non hanno risparmiato anche il più importante sito medioevale, San Vincenzo al Volturno. A monte del Ponte della Zingara, nel letto del Volturno, è stata realizzata una diga in terra sulla quale sono state riversate tonnellate di pietrisco proveniente da altro territorio. La diga, bloccando il fiume a monte, non permette la tracimazione di alcuna quantità di acqua per un tratto di circa duecento metri. Gli alberi sono stati divelti dagli escavatori o sfregiati con le benne. Numerosi blocchi lapidei provenienti dal sito archeologico e altri, senza inventario, sono stati utilizzati per tener fermo un tubo di servizio di materiale plastico nel quale dovrebbe passare l’acqua. Questi interventi criminali segnano il vero conflitto di culture che attraversa il nostro tempo in modo molto più insidioso di quello fra le diverse civiltà. Civili e incivili convivono con le stesse regole democratiche, amministrano le città, conquistano il potere attraverso il quale sostengono le loro imprese terroristiche non diversamente dai talebani che fecero saltare i Buddha di Bamiyan. Lo stesso spirito (meglio la stessa bestia) guida, a destra come a sinistra, anche i responsabili del ministero delle Infrastrutture e della Regione Toscana che insistono nell’ambizioso e costoso progetto di un’autostrada per completare il Corridoio tirrenico al centro dei luoghi più belli della civiltà etrusca senza ascoltare chi propone il ragionevole adeguamento dell’Aurelia, già comoda e sufficiente per le esigenze del traffico per chi non sia accecato da quell’idea di progresso e di velocità che le stesse nuove regole del codice stradale contrastano.
Questa passione per autostrade, tangenziali, bretelle ha il suo piccolo campione nel mio buon amico sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, al quale volentieri faccio pubblicità perché è ammirevole la sua tenacia nel volere rovinare un luogo, la bellissima Villa Scribani, che le mappe napoleoniche e i catasti settecenteschi ci mostrano armoniosamente collegata al suo viale d’accesso in una integrità miracolosamente conservata fino a oggi. Ecco dunque una buona ragione per violarla, ecco i paletti posti, tra sfida e dispetto, per indicare il tracciato dell’agognata bretella immaginata davanti alla villa a perenne ricordo del passaggio del sindaco, scalpitante per vedere in azione le ruspe dopo un compiacente giudizio del Tar. Perché aspettare che il ministero avvii e invii il vincolo annunciato dopo aver esposto al sindaco le ragioni evidenti del buonsenso e della bellezza che tutta la città riconosce? Adesso con il conforto dei sensibili giudici, e dei suoi appassionati sostenitori Pierluigi Bersani e Giacomo Vaciago, il sindaco può, come ha annunciato, realizzare il suo sogno (che resterà tale): distruggere un luogo incantato di bellezza a Piacenza. Grazie al mio contributo potrà farlo, o minacciarlo, davanti ai cittadini che potranno così meglio conoscere la sua sensibilità e il suo amore per la città. Così saranno più felici di votarlo la prossima volta conoscendo meglio la sua ansia di progresso e il suo amore per il brutto.

I principali requisiti per un buon sindaco di una città (un tempo) bellissima come Piacenza.

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