La vera poesia è conoscere le persone

«Non esiste un modo per esprimere la bellezza dei suoi versi. L’unica possibilità che abbiamo è di essergli grati». Così Robert Louis Stevenson a proposito di William Butler Yeats, il poeta e drammaturgo irlandese Premio Nobel per la Letteratura nel 1923. Di Yeats (Dublino, 1865-Roquebrune-Cap-Martin, 1939), tra qualche giorno la casa editrice Mattioli 1885 manderà in libreria Il più felice dei poeti, raccolta di saggi, brani autobiografici e lettere: documenti inediti in Italia che raccontano la formazione di un artista considerato il Dante irlandese ed erede anglosassone di Shakespeare. Nel libro, curato da Nicola Manuppelli, scopriamo soprattutto i rapporti di Yeats con gli intellettuali a lui contemporanei: dal rapporto tormentato con Joyce alle critiche a George Bernard Shaw, dai carteggi con Mallarmé ai molti saggi su poeti purtroppo dimenticati.
Primo volume di una serie yeatsiana (a fine novembre uscirà Sono diventato un autore) è una galleria di ritratti che vede emergere Mallarmé, Stevenson, Shaw, Wilde, Synge, Joyce. Ecco Yeats che raccoglie firme per aiutare Wilde; che scrive a George Moore una lettera stizzita riguardo a un dramma da scrivere insieme; che ammira ma non condivide del tutto il socialismo di William Morris e di George Bernard Shaw. Ci sono anche figure meno note e che andrebbero riscoperte perché importantissime, come Oliver Gogarty o John O’Leary. Artisti di cui Yeats, come scrive Manuppelli nell’introduzione, «ammirò soprattutto la solitudine perché espressione di verità e singolarità, stesso motivo per cui invece non amò le istituzioni».
La modernità di Yeats sta nell’aver compreso che la vera cultura non nasce dalle idee, ma dalle persone. «La cultura - sottolinea nel bellissimo saggio John Synge e l’Irlanda del suo tempo - non deve nascere dalla conoscenza, ma dall’esperienza». Ritratto per ritratto, dunque, assistiamo alla crescita di un artista che acquisisce sempre più consapevolezza e che sfocia nell’idea che «i veri movimenti culturali nascono dal loro incontrarsi tutti in un luogo per un attimo, come i cigni sulla riva di un lago, e poi volare via».
In questi inediti Yeats emerge come una figura a volte vigorosa (quando attacca giornalisti e accademici rivendicando l’autonomia della letteratura), a volte umanissima (le gelosie verso la compagna e collega Katharine Tynan), a volte incantata (l’interesse per la magia, l’attrazione per la natura, l’occultismo e le sedute spiritiche).

Perché William Butler Yeats non è stato solo il più grande poeta di lingua inglese, ma anche il nume tutelare, drammaturgo, intellettuale, politico, mistico, studioso di folklore e di spiritualismo e soprattutto il padre putativo della cultura della terra non solo d’Irlanda.

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