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La «verde» Marina Silva non si schiera, la «pupilla» di Lula rischia di non farcela

Nella corsa alle Presidenziali brasiliane, il partito ambientalista vota a maggioranza di restare «indipendente» nel ballottaggio tra la Rousself e il socialdemocratico Serra. Alla delfina designata mancherà la certezza di circa 20 milioni di voti. La Silva punta al 2014

Diventa più difficile il cammino di Dilma Rousself verso la successione del presidente Lula, suo «grande elettore». Marina Silva, giunta terza nel primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane con un numero molto consistente di voti, ha ufficializzato la scelta della neutralità nel voto di ballottaggio del 31 ottobre. L'opzione è stata annunciata al termine della convention del Partito Verde a San Paolo.
Nel voto del 3 ottobre l'ecologista amazzonica aveva sorpreso tutti raggiungendo 20 milioni di suffragi (19,3 per cento) al primo turno. Ma soprattutto, con quel suo 46,8 per cento, aveva privato della vittoria la «delfina» designata del presidente in carica, vera «star» in Brasile, ma non più ricandidabile. Da allora la «dissidente» Silva - che aveva rotto con Lula per la sua politica ecologista non all'altezza delle promesse - è stata corteggiata sia dalla pupilla del presidente, ma anche dal socialdemocratico Serra (conservatore, arrivato al 32,6 per cento) per la cessione del suo serbatoio di voti.
Gli elettori e i militanti verdi sono stati lasciati liberi di votare per uno o per l'altro candidato. Marina ha preferito definire la sua posizione non come di neutralità ma di «indipendenza»: «Il fatto di non aver optato per un allineamento non significa neutralità: credo che la posizione indipendente sia la miglior forma per fare il bene del popolo brasiliano».
In una lettera aperta alla Rousseff e a Serra, la Silva ha osservato che le offerte fatte dai due partiti, il Partito dei lavoratori e il Psdb dell'oriundo calabrese, sono insufficienti perchè il Partito Verde si schieri nettamente con uno di loro.

Al termine della riunione una applauditissima Silva ha detto che «la convenzione non è la fine ma l'inizio di un processo: Marina presidente nel 2014».

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