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Un vero Circus: Briatore paga, la Renault no

L’uomo ha la pistola fumante ancora in mano, con l’indice la fa roteare abilmente et voilà: la rinfodera. Missione compiuta. Il regolamento di conti è stato portato a termine. Dopo aver eliminato dal Circus Ron Dennis e messo sotto scacco la McLaren, è toccato ora all’altro nemico di Max Mosley: patron Flavio Briatore. L’italiano da ieri è steso a terra sulla pubblica piazza, radiato a vita e guai se metterà ancora piede in un paddock. A Max con la pistola fumante resta adesso un ultimo conto da regolare: la Ferrari che a inizio stagione si è impuntata per i diritti dei costruttori. Il mandato dell’inglese scade a ottobre, incrociamo le dita perché non abbia il tempo per escogitare qualcosa.
La F1 come un Far West, Parigi come Kansas city. Max Mosley sceriffo dal grilletto facile ha fatto fuori Flavio Briatore, cow boy con la fama di sciupafemmine e col pallino degli affari. Non una verginella, certamente scafato, abile e con un pelo così sullo stomaco. Ma di sicuro non un cretino. Lo dicono tutti nel Circus, lo pensano ovunque e la stragrande maggioranza, Mosley escluso, resta convinta: Flavio non si sarebbe mai esposto a farsi ricattare dal ragazzino Piquet.
Eppure la Federazione dell’auto, la Renault, Max Mosley e il consesso di consiglieri riuniti ieri in Place de la Concorde hanno deciso di far passare alla storia il manager italiano sotto la duplice veste di un colpevole e per di più cretino. Perché le parole del ragazzo sull’incidente premeditato di Singapore hanno contato più di tutto e, come previsto, il consiglio Fia ha sposato in toto la linea del suo presidente. Anche se stonano parecchie cosette: per esempio, che Nelsinho Piquet, il “killer” di un gesto pericolosissimo, sia stato praticamente assolto perché immune e collaborativo. Volendo, se dovesse trovare una squadra, potrà correre fin da oggi. E non torna che un fatto giudicato senza precedenti abbia spinto la Fia a intervenire con un anno di ritardo e proprio adesso. Papà Piquet, in Brasile, a fine ottobre 2008, non aveva forse accennato alla vicenda con un uomo di Mosley?
Su tutto, stona la linea scelta dalla Renault: la Casa francese, pur di evitare la punizione e la radiazione e i milioni di multa come accadde alla McLaren, è andata oltre il previsto. Come se - e ci si passi la parola - Briatore fosse stato tradito anche ieri; quasi fosse successo qualcosa di non previsto. Perché alla Renault non è bastato aver detto nei giorni scorsi che i due “colpevoli” erano stati allontanati (Briatore e il direttore tecnico Symonds, ndr). Nella sentenza Fia sta scritto che la Casa francese ha condotto una propria indagine interna «da cui è emerso che la cospirazione c’era stata e che nessun altro membro del team, eccetto i due manager e il pilota, era coinvolto». In un successivo comunicato, il presidente di Renault F1, Bernard Rey, ha poi detto: «Ci scusiamo senza riserve con tutta la F1». Eppure, non torna che la Renault venga squalificata per sempre ma con pena sospesa. Ovvero: se per due anni farà la brava, tutti amici come prima. Se, come scritto nella sentenza, «il fatto è di una gravità senza precedenti», perché al team francese non è stato dato almeno un buffetto? Perché non sono stati tolti i punti costruttori (come per la McLaren nella spystory)? Perché non è stata comminata una multa milionaria (come per la McLaren che si prese 100 milioni, ndr)? E perché non è stata almeno cancellata la vittoria di Alonso a Singapore?
Il paradosso è che alla fine, enormemente dopo Briatore, l’altra ad essere stata penalizzata è la Ferrari. Fermo restando che il mondiale 2008 non le sarebbe mai arrivato per via di questa vicenda (Massa al momento dell’incidente era primo e in fuga, ndr) poiché la classifica della gara era stata omologata da tempo, se non altro vedere i punti di quella corsa cancellati avrebbe avuto un significato. No. Tutti perdonati tranne Briatore. Lo stesso Symonds è stato radiato solo per 5 anni.
Ma il colpo di grazia al cow boy steso a terra, Mosley l’ha sparato nella parte finale della sentenza, quando ha scritto che tutti i piloti gestiti dalla società del manager italiano non otterranno il rinnovo della licenza per correre. Vuol dire che Alonso, Webber, Kovalainen o abbandonano Briatore o addio F1. Di più: persino la Federazione calcistica inglese ha chiesto i documenti alla Fia visto che l’italiano, proprietario dei Queens Park Rangers, potrebbe ora non corrispondere più ai requisiti di «probità» richiesti dalla Football Association.
Però, occhio: la pistola fumante è nella fondina, Max Mosley ha stravinto, ma ora deve augurarsi di aver preso bene la mira.

Perché il cow boy a terra ha tanta voglia di rialzarsi.

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