La questione della possibile collocazione della Moschea nel palazzo della Commenda di Pré (come segnalato nel bell'intervento del 21 luglio di Roberta Bartolini) porta inevitabilmente a ribadire le ragioni del centrodestra che ormai fanno parte del suo patrimonio genetico (almeno per quanto riguarda la maggior parte dell'elettorato e dei sostenitori in genere).
Tuttavia, come ormai sappiamo, la ragionevolezza di fronte alle maggioranze altrui, viene regolarmente sconfitta. Tutto è «cosa loro». E quindi il legittimo e costante argomentare per stornare dai nostri orizzonti le possibili iatture derivanti dalla politica della giunta di centrosinistra è destinato ad infrangersi contro la «dittatura» della maggioranza.
È chiaro ormai da tempo che a Genova occorre una, per così dire, rivoluzione conservatrice che deve avvenire a partire dallo stesso centrodestra.
Ma per proiettarsi al di fuori di esso e investire la società genovese. Per dare ali ai progetti del centrodestra occorre un vero e proprio cambiamento di mentalità che deve tradursi in due fatti pressoché simultanei (e proprio per questo non è mai facile che si verifichino entrambi, anche se non possono che stare insieme e l'uno richiama l'altro e viceversa).
I due eventi che tutti noi dobbiamo cercare di far avvenire sono: 1) La nascita di un movimento che stia in piazza ed operi e manifesti (con alcune differenze di sensibilità) così come siamo abituati a vedere che fanno abitualmente le organizzazioni di sinistra; 2) Un leader locale che, essendo movimentista, lasci perdere le cautele se non le litanie del moderatismo tradizionale.
La dinamica che può scaturire dall'agire del leader e dall'esserci del movimento è destinata a diventare la forza d'urto del suo successo. Lo abbiamo visto (a suo tempo) con il caso Castellaneta (prescindiamo ora dalle cause apparenti e nascoste della sua sconfitta). Tralasciando la persona dell'ex-Presidente dell'Ordine dei Medici e dei Chirurghi, ed ex-avversario di Pericu nella corsa alla carica di Sindaco, dobbiamo ritrovare quel tipo di impostazione: su essa è possibile far convergere un elettorato che va oltre quello stesso del centrodestra.
Credo che si debba comunque convenire che se il moderatismo del centrodestra è una risorsa pregevole e preziosa, essa non basta. La sinistra, in non poche delle sue articolazioni, si presenta ora come moderata ora come sovversiva. Genova ne è un notevole esempio.
Direi che il centrodestra non possa che fare altrettanto. L'eccesso di moderatismo del Pdl (e segnatamente quello della sua leadership) ha finito con il costituirsi involontariamente e indirettamente in una sorta di rendita per il centrosinistra (che si guarda bene dallo sconfessare le stupidaggini delle sue frange ma le perdona e le accarezza come comanda il Vangelo di don Gallo, di don Farinella e, perché no? Di Alessandro Repetto). In politica, purtroppo, si impara ben di più dagli avversari e dai nemici che non dagli amici. Anzi è noto il detto: «Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io».
Occorre dunque ritrovare un leader che sappia coniugare la mobilitazione del centrodestra (agitando opportunamente le acque) e l'azione di opposizione nelle sedi giuridicamente predisposte dai risultati elettorali.
Questo per il capoluogo ligure è un punto indispensabile, altrimenti si continua a ricadere in quello stato di inerzia (tipico di non pochi dei moderati che votano sì bene, cioè per il centrodestra ma poi sono quanto mai alieni da ogni manifestazione di piazza). Sono naturalmente consapevole che ogni cambiamento della mente e del conseguente comportamento non sia cosa che si possa realizzare con facilità ma se vogliamo riprenderci la città non possiamo che spingere con l'energia morale e intellettuale in questa direzione. Altrimenti localmente il Pdl non può far altro che ribadire il suo ruolo subalterno, quello che purtroppo l'elettorato moderato ha tenuto quasi senza interruzione di continuità dal 1976 in poi.
Chi ha mantenuto alta la bandiera della moderazione, dell'individualismo e della legalità ha dato una testimonianza onorevole che però non è mai bastata se non a garantire (talvolta in modo continuo, talora a fasi alterne) la propria personale rielezione, non però a capovolgere davvero in maniera duratura la maggioranza politica. Se non riflettiamo su questo e non ci ingegniamo ci risolvere spregiudicatamente la questione, ho l'impressione che non abbiamo scampo.
Questa esiziale risposta ce l'ha fornita il fatto che nemmeno il favorevolissimo terremoto elettorale berlusconiano è riuscito a Genova e in Liguria a mandare se non sporadicamente ed eccezionalmente la Sinistra-centro all'opposizione.
Direi che questo sia il problema imponente che ci sta dinnanzi e che noi non dobbiamo mai dimenticare quando vengono legittimamente sollevate le questioni che quotidianamente derivano e dipendono da esso.
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