Il vero made in Italy trionfa nelle forme

Il vero made in Italy trionfa nelle forme

Nuove materiali e nuove forme, tessuti pregiati e tante idee nuove: è la forza del made in Italy. Fatto anche di dettagli forti, come quelli che troviamo negli abiti rigorosi di Jo No Fui: linee ad A, tute e pantaloni asciutti, ma resi unici da dettagli «importanti»: gli oblò ritagliati nel tessuto (sempre super prezioso, come le triple organze di seta), le applicazioni in pvc, gli spicchi metallici, le pietre e gli intagli a laser sulla pelle. L'ispirazione «arriva dalla Space Age degli anni Sessanta, dove non esiste la quotidianità, ma solo le occasioni esclusive, perchè è questo che chiedono le donne: lusso da esibire» racconta la stilista-architetto Alessia Giacobino che mixa le forme rigorose con l'ispirazione Art Dèco dell'artista francese Ertè dal sapore orientale, e con un tocco hip hop, ma extra lusso.
Creatività pura, insomma: la stessa che troviamo nelle forme geometriche e nelle innovazioni hi tech di Brunello Cucinelli, che mixa tecniche moderne e il lusso tradizionale. «L'imprenditore deve avere cura per la propria azienda, e la deve considerare come un figlio», dice il re del cashmere mostrando quella che si può definire una linea «sport couture» in cui le forme dello sport, dal pantalone jogger alla giacca con dettagli biker, sono «contaminate» da materiali eleganti e femminili, come la seta e la nappa leggera, il tutto arricchito da applicazioni di tessuto laser e ricami creati con catenine d'argento: l'ispirazione infatti parte dallo sport per arrivare alla couture.
Niente di più femminile, come la nuova collezione Krizia, che ha portato in passerella una lady sofisticata, vestita di opposti: linee corte e ampie, o lunghe e affusolate, movimentate da strati di tessuti e motivi di rete. Filo conduttore, i motivi iconici della griffe, rivisitati: l'animalier che diventa geometrico e si impreziosisce di ricami, il plissè che torna negli abiti lunghi da red carpet, e le trasparenze dell'organza alternata da fasce «opache» sui mini abiti. E poi le maglie a intarsio 3d. Femminilità anche da Lardini, che si ispira a Charlotte Casiraghi, musa «acqua e sapone, che ama le cose semplici, ma trasmette sempre una misteriosa eleganza», spiega Luigi Lardini, direttore creativo del gruppo marchigiano. In collezione, Rvr Donna, un progetto sostenibile di capispalla reversibili, una capsule di pantaloni, abiti e maglie in seta, ma soprattutto le giacche declinate in mille modi. Anche Lanificio Luigi Colombo punta sulla giacca con la G maiuscola: Kate, the original cashmere fleece, diventata ormai un pezzo iconico. Tinta in capo, è riproposta in una gamma di colori sempre diversi, sempre attuali.
Leggerezza è la parola d'ordine della nuova collezione Hanita: un mix di cati creati per piacere alle donne, con silhouette rigorose per il giorno e fluide per la sera. Così ecco gli abitini in garza e stampa pixel bianco e nero, i tailleur in stuoia color nocciola e le giacche in lino da abbinare agli hot pants, ma anche gli abiti da sera in chiffon verde smeraldo o rosso fragola, da abbinare a piccoli chiodi. Un ritorno alla concretezza, proprio come nello stile casual chic di Woolrich, che si ispira a Slim Aarons, fotografo che ha immortalato il jet set americano dai 50 ai 70.

Ecco i pezzi concreti come i parka e i cappotti estivi con interni e cappuccio a contrasto e con tessuto check, e i vestiti stampati in shantung di cotone. E poi le camicie a quadretti pic-nic e il rigato dai colori allegri. Ma anche l'immancabile rubber coat in tessuto gommato, capo icona ispirato alla Belle Epoque anni '20 e reso più femminile dalla coulisse in vita.

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