Ma il vero uomo forte resta Marchionne: ha carta bianca anche sulla linea politica

Quest’anno il Meeting di Cl rischia di diventare il Meeting di SM, alias Sergio Marchionne. Il doppio amministratore delegato (Fiat e Chrysler) è entrato a gambe unite sull’appuntamento ciellino e, come aveva fatto nel giorno dell’inaugurazione, anche ieri si è presentato alla Fiera di Rimini senza alcun preavviso. Ed è stato, come prevedibile, un fiume in piena. Il blitz, che di fatto ha rubato la scena al presidente della Fiat, John Elkann, relatore della mattinata, come risultato ha rinfocolato le polemiche sugli investimenti del gruppo in Italia, creando non pochi malumori nel governo e tra i sindacati.
Quello di Marchionne è stato un discorso molto politico, pieno zeppo, come al solito, di sottintesi e avvertimenti non tanto velati. Un intervento istituzionale, dunque. Era tutto concordato con il presidente e azionista Elkann? Oppure il doppio amministratore delegato si è mosso da battitore libero? Le parole del top manager, che hanno spaziato dalle critiche alla manovra finanziaria, alla politica europea (eurobond), al sostegno di un eventuale ingresso in politica di Luca di Montezemolo (solo qualche mese fa aveva messo in guardia l’ex numero uno del Lingotto e di Confindustria dal fare un simile passo: «Ne va della sua vita...», inteso come qualità della vita ovviamente) potrebbero significare due cose: che Marchionne ha assunto un peso ancora maggiore nell’establishment del gruppo e della galassia Agnelli, insomma carta bianca a tutto tondo; oppure che abbia deciso di attirare su di sé tutte le problematiche più pesanti per consentire a Elkann di portare avanti con maggiore tranquillità il ruolo di azionista e stratega, facendogli in pratica da paravento.
E veniamo al sostegno a un Montezemolo in politica. I maligni, una volta letti i lanci delle agenzie, hanno subito pensato: «Lo appoggia perché in questo modo libera il posto al vertice della Ferrari». Inutile negare che in passato tra Sergio e Luca ci sono stati momenti difficili, ma nelle affermazioni pro-Montezemolo di Marchionne i bene informati non vedono doppi sensi: «È sincero. Ritiene che sia l’uomo giusto per il Paese vista proprio la sua credibilità a livello internazionale». Già, ma se Montezemolo si candiderà veramente a Palazzo Chigi o assumerà un ruolo di primo piano nel partito che vuole fondare, resterà lo stesso al volante della Ferrari? La risposta è no. E Marchionne, d’accordo con il presidente Elkann, le soluzioni le avrebbe già nel cassetto. Andrea Agnelli presidente anche del Cavallino? Oppure il vulcanico Lapo Elkann? Secondo le ultime indiscrezioni niente di tutto ciò. John potrebbe sommare la guida della Ferrari ai suoi incarichi, avvalendosi dell’esperienza dell’attuale amministratore delegato Amedeo Felisa, molto stimato da Marchionne.

E nel caso Felisa, non più giovanissimo, dovesse andare tra qualche anno in pensione, il top manager del Lingotto avrebbe già pensato di piazzare a Maranello uno dei suoi pretoriani: Harald Wester (sarebbe un ritorno)? Alfredo Altavilla? E il Montezemolo politico si vedrebbe riconosciuta la presidenza onoraria della Ferrari.

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