Verona racconta come «Abitare nel tempo»

Il classico appuntamento di autunno si rinnova ancora una volta a Verona, con la Mostra «Abitare il Tempo». Sembra che la rassegna abbia ormai preso una direzione che non ha ritorno, fatta di repliche, di invenzioni di spessore modesto, di decine di presentazioni che occupano la bellezza di 20.000 metri quadrati e di esempi vanitosi di architetture d'interni che si svolgono su altri 10.000 metri. Apertura al pubblico solo oggi. Una grande esibizione, dove protagonista è la scenografia, l'effetto, il colpo di teatro, in un carosello di proposte affidate ad un circolo di progettisti che sembrano essere doverosamente obbligati ogni anno a inventarsi qualcosa di nuovo. Non mancano gli Eventi e per fortuna anche sette padiglioni commerciali. Questi si distinguono dal resto per l'attenzione che dimostrano a tutto ciò che è rivolto alle tendenze, e che si evidenzia dalla selezione delle proposte e delle mostre. Ecco allora Patricia Urquiola con l'allestimento «Pelle d'Asino», un titolo che ci conduce al tipo di materiale utilizzato per la pelle degli oggetti che ne cela la straordinaria qualità. Vittorio Locatelli con ben 22 stanze dedicate alla decorazione tessile, di grande interesse poi «Il design Mall» una mostra distribuita su un percorso di oltre 170 metri con grandi vetrine che presentano oggetti dal design storico. Infine ma non ultimo, il ristorante «Red fish» che oltre ad offrire cibo è allo stesso tempo uno spazio espositivo con nicchie che accolgono una collezione inedita di vasi di Murano con un’atmosfera che ricorda il mondo sommerso dei fondali marini. Alessandro Mendini (ma è proprio lui?) con «Craquelè», l'ADI Nord Est con l'Ultratavola, Giuseppe Albanese con «Mobili per pochi»: una rilettura dell'Art Déco. Queste solo alcune delle iniziative. La città di Verona fa da sfondo all'evento con la mostra dedicata ad Andrea Mantenga (suo il Trittico di San Zeno) che dal 16 settembre si prolunga fino al 14 gennaio e promuove le «Panchine d'Autore per Sguardi d'Amore». Decisamente un po' poco.

Fatto consolante è che la rassegna commerciale degli espositori, pur non presentando nulla di effettivamente nuovo rispetto al Salone di Milano e restando ben lontana dall'eleganza della parigina «Maison & Objet» gode di una frequentazione di numerosi clienti soprattutto stranieri, che, con i tempi che corrono, non è poca cosa.

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