Veronica

Una certa tradizione medievale dice che Veronica era moglie di Zaccheo e che, insieme al marito, alla Maddalena, a Giuseppe d’Arimatea, a Marta e a un servitore, per sfuggire ai giudei si sia imbarcata per la Gallia. Qui il gruppetto sarebbe approdato in Provenza (ciò spiega la venerazione che i francesi hanno per la Maddalena e perché, tra le tante, anche la famosa chiesa di Rennes-le-Château le fosse intitolata). Veronica pare sia stata colei che asciugò il volto sanguinante di Cristo e abbia avuto impresso quel volto sul panno di cui si servì. Quel panno, portato poi a Roma, divenne uno dei principali motivi di pellegrinaggio nella Città Eterna. Riprodotto in infinite copie, veniva cucito sui cappelli dei pellegrini. Un apocrifo, Atti di Pilato, sostiene che quella donna altri non era che l’emorroissa guarita da Cristo. Costei si sarebbe recata a Roma, dove avrebbe guarito l’imperatore Tiberio con quel panno, poi donato al papa Clemente. Qualcuno sostiene che il suo nome derivi da quel suo famoso panno: “vera icona”, da cui Veronica (ma in certe rivelazioni private si parla di una “Nike”, nome greco che sta per Vittoria). È, naturalmente, patrona dei fotografi, della lavandaie e dei commercianti di biancheria.

Si dice che, durante il Sacco di Roma del 1527, i lanzichenecchi luterani abbiano messo all’asta il sacro panno in una taverna: di fatto esso sparì per ricomparire solo un secolo dopo in un reliquiario del Bernini, piazzato in uno dei pilastri che sorreggono la volta della basilica di San Pietro (l’avesse saputo Dan Brown, chissà cosa ci avrebbe ricamato sopra).

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