Verso il Barça Non rovinateci l’incrocio magico

di Riccardo Signori

Ormai che quasi ci siamo, la immaginiamo tutti: Inter-Barcellona, e vediamo l’effetto che fa! Ancora qualche trappola da evitare, e il progetto Champions, almeno una finale a turno, andrà a buon fine. Che altro pensare sennò di Barcellona-Arsenal, ma anche di Manchester-Bayern. Così com’erano state Inter-Chelsea e Manchester United-Milan. D’accordo, i sorteggi si presumono onesti. Dunque solo il fato ci ha riservato due evidenti teste di serie (Manchester e Barcellona) e accoppiamenti che, turno dietro turno, hanno tenuto alta l’attenzione e un po’ di rimpianto (peccato, quella poteva essere una finale!). Ma è meglio non credere sempre alla casualità. Business is business. Dunque la prossima ribalta, prima del gran finale a Madrid, sembra scritta: Inter-Barcellona e divertiamoci.
Naturalmente non bastano le idee della buona sorte, e nemmeno le speranze dell’Uefa, per arrivare al disegno perfetto. Serve che Inter e Barça mantengano le promesse e onorino il rango. La Nerazzurra può solo essere autolesionista. Condizioni di Sneijder a parte, sembra a puntino per cominciare a mettere qualche lustrino alla stagione. Ha perfino risolto il caso Balotelli, che poteva essere la sua autoflagellazione. Magari l’Inter fatica un po’, ma alla lunga risolve i problemi. Perde punti in campionato, ed è destinata a perderne altri, se proseguirà il cammino in Champions. Però l’Europa le sta lanciando segnali di simpatia. I problemi del Barcellona sono un invito a fidarsi della buona stella. Se i nerazzurri dovranno vedersela con il campo sintetico del Cska, e poco altro (l’attacco russo non è gran cosa ed è anche dimezzato), il Barcellona avrà ben diversi grattacapi: un avversario (l’Arsenal) in forma e un bel numero di assenti certi: Ibra, Piqué, Puyol. E incerti: Iniesta e Touré. Se mancassero a Mourinho pezzi da novanta di tal genere, immaginate i piagnistei. Aggiungete il tormentone mentale del dover affrontare, sabato, il Real a Madrid, sfida di campionato che può valere il titolo.
L’Arsenal ha chiuso in pareggio l’andata per un po’ di sbadataggine spagnola, e stavolta mancheranno Arshavin, Song, Gallas e Fabregas. Situazione da mani nei capelli. Ma se questo è davvero l’anno della rivoluzione non ci sarebbe da stupirsi se Inter e Arsenal, Bayern e Lione fossero le regine della semifinale. A quel punto Moratti avrebbe la dimostrazione che lo stellone di Mou vale tutto lo stipendio. E a Madrid sarebbe festa: niente Real, ma almeno non rischieranno di vedere il Barcellona campione a casa loro. Chissà non lo pensi anche l’Uefa.


Nell’attesa, meglio continuare a credere all’imprevedibilità del pallone e attendere i gol di Bojan Krkic (uno ogni 134 minuti, meglio di Ibra) e Messi, di Milito e, magari, Balotelli. Che, poi, per provocazioni e calcio avvelenato, basta Mourinho.

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