nostro inviato a Fuji
Basta il nome Valentino e il cognome Rossi perché un sussurro diventi assordante, come impazzito dentro un megafono che tutto amplifica. Basta che si associ al campione dellimpennata la Fiat della resurrezione, la Fiat che guarda e sogna, massì, un giorno, di tornare a far paura nei rally mondiali, basta questo perché tutto a un tratto quel logo famoso non sia più solo lo sponsor della Yamaha MotoGp, bensì il passaporto del Dottore per la grande avventura a quattro ruote. Il sussurro dice che sarebbe già pronto il contratto per debuttare nei rally mondiali dal 2009. Il sussurro dice che il contratto sarebbe già pronto, che mancherebbe solo la firma. Da Torino fioccano smentite perché non è il momento, perché tanti aspetti vanno ancora chiariti, perché «si tratta di una notizia priva di fondamento», perché aggiungiamo noi Valentino non se la passa benissimo, deve tornare vincente e dominatore sulle due ruote prima di raddoppiare i polimeri. Soprattutto andrebbe sistemato il contenzioso fiscale. Viste le vigorose smentite e conoscendo le basi su cui poggia il sussurro diventato assordante, vien da pensare che tutto sia davvero pronto a Torino.
Amore a 4 ruote
Tutto torna. Perché il primo approccio di Valentino alle quattro ruote fu con i go kart, 1983, a 4 anni; perché suo padre Graziano, non potendo permettersi la costosa categoria 125, lo dirottò con il senno di poi un vero benefattore per lo sport nazionale verso le più economiche moto. Nel ragazzo, il germe a quattro ruote cera. Per cui ecco le scorribande con le prime vetture sportive, le prove fuori strada, le prime partecipazioni con la Subaru al rally di Monza, quelle al Memorial Bettega. Fino al debutto mondiale con la Peugeot nel Rally dInghilterra 2002, disastroso, kappaò dopo una ventina di chilometri. Fino allinfatuazione per la rossa di F1. Amore grande ma instabile, fino alla primavera 2006: tutto pareva deciso e tutto svanì. E poi, lo scorso inverno, al rally mondiale di Nuova Zelanda. Gara onesta, non da Dottore.
Il papà: «Speriamo» «Cado dalle nuvole» confessa il genitore sullassordate sussurro. «Però sono sempre stato un tifoso e un sostenitore di mio figlio nei rally, faccio finta che tutto sia vero. Mi piace questa cosa, la trovo assolutamente verosimile ma non nei tempi. Credo che Valentino pensi a un futuro nei rally, ma voglia ancora correre un paio di anni in moto». E anche in questo caso tutto tornerebbe. Perché Valentino su una Bravo nel campionato del mondo rally ci sarà: forse, però, non nel 2009, ma un anno dopo. La Fia valuterà a fine ottobre se rivoluzionare (come vuole la Fiat) la serie, elevando al rango di mondiale la categoria minore Irc (dove la casa torinese è già pronta) a scapito delle costosissime e potentissimi Wrc (dove non è pronta). Se così fosse, il primo mondiale alla portata di Rossi sarebbe quello del 2010.
Lapo e il retroscena Dalla sponsorizzazione Fiat sulla Yamaha a questultima iniziativa, tutto viene gestito dalla casa torinese. Chi però pensò a questaccoppiata per primo e per primo lavorò per portare Valentino nei rally con la Fiat fu Lapo Elkann, suo grande amico.
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