Verso un mondo meno dipendente dal petrolio

Un’attenta ed esauriente prefigurazione del panorama energetico nazionale a medio termine è scaturita da una fitta serie di convegni e dibattiti in occasione del Festival dell’Energia, organizzato da Aris a Lecce. Va subito premesso, come risulta dal rapporto di I-com sugli scenari dell’innovazione tecnologica, che l’Italia è al settimo posto, con una quota del 3% sul totale mondo, per investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico, dove è in significativa crescita la partecipazione del privato. «È tuttavia opportuno - sottolinea Stefano da Empoli, presidente di I-com - cogliere le frequenti occasioni di finanziamento comunitario per favorire l’accesso dei privati sul mercato delle tecnologie consolidate attraverso meccanismi che stimolino applicazioni ad alto contenuto innovativo».
A Lecce tutti d’accordo nel ritenere ormai indispensabile una progressiva riduzione della dipendenza dal petrolio. Anche se con qualche espressione di dissenso (Regione Puglia) o manifestazione di protesta, la marcia verso il nucleare sembra essere destinata per varie ragioni a concludersi con successo anche in Italia, dove l’energia costa il 30% in più rispetto alla media europea e dove il fabbisogno deriva dall’importazione per l'80%. E con un’incidenza del 60% non stanno certo meglio gli Stati Uniti. Per limitare l’impiego di petrolio e carbone (e la propagazione nell’aria di sostanze nocive) e per tagliare del 40% entro il 2030 le emissioni di gas serra, il congresso Usa intanto sta per approvare il programma HomeStar che, come illustrato da James Caldwell, consigliere del presidente Barack Obama per le politiche energetiche, «prevede il rimborso in contanti a tutti coloro che a proprie spese contribuiscono a rendere auto-efficienti le abitazioni da bollino verde, con positivi riflessi nei settori dell’edilizia e della componentistica». Un esempio in corso d’opera a Roma, il grattacielo residenziale Eurotower progettato dall’architetto Franco Purini. Quindi, «via libera alla grande sfida delle energie rinnovabili - auspica il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia - per un utilizzo economicamente competitivo ed eco-sostenibile». Che non deve essere tanto «un obiettivo imposto dall’alto, quanto una grande opportunità industriale, non ostacolata però da politiche poco incisive, lungaggini burocratiche e ambientalismi oltranzisti», così Paride De Masi, coordinatore di Confindustria. Al Festival si è parlato anche di solare, eolico e fotovoltaico, di acqua, di tecnologie avanzate (soprattutto per il nucleare), di sistemi di distribuzione di energia, con l’intervento di politici e imprenditori, scienziati e manager, analisti e operatori. Uno spazio a parte, quanto mai interessante per l’attualità e per le conoscenze, è stato dedicato all’auto elettrica da Federutility (l’assoaziende di acqua, gas ed elettricità). Per la prima volta si sono riuniti tutti i soggetti coinvolti nella eco-mobilità a impatto zero, la più vicina alla realtà con il veicolo alimentato da elettricità piuttosto che da idrogeno e celle combustibili, grazie alla definitiva scelta delle batterie agli ioni di litio, che sembrano non temere rischi di una futura concorrenza per dimensioni, potenza, autonomia e affidabilità. Federutility, che da tempo è attiva nel comparto con uno specializzato gruppo di lavoro, ha promosso e organizzato, in collaborazione con Cei-Cives, una giornata di relazioni e talk-show animata da tutte le categorie attrici della e-mobility, impegnate nella realizzazione del progetto auto elettrica. «Gli elementi che ancora figurano in agenda - precisa Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility - sono la standardizzazione e la normativa che regolano la costruzione e la diffusione delle infrastrutture per la ricarica delle batterie, la regolazione e la tariffazione dell’erogazione energetica, gli incentivi e le agevolazioni all’acquisto dei veicoli a zero emissioni, il diritto di presa domestica». Ma occorre fare presto, perché «entro il 2020 - prefigura Marco Martina (Deloitte Consulting) - si manifesterà compiutamente il boom dell’alimentazione elettrica, quando 3 automobilisti su 10 saranno votati totalmente al green, 9 su 10 l’utilizzeranno per spostamenti medi di 60 km/giorno in virtù di una ricarica normale di 6-8 ore o rapida di appena 20 minuti che assicura una percorrenza doppia al costo di soli 2 euro e pochi centesimi». L’industria dell'auto è già pronta a produrre i primi modelli, che nel 2011 saranno commercializzati in Europa, a cominciare dai marchi Renault, Nissan e Smart, tra i più solleciti ad affrontare la sfida del domani, con qualche eccezione. «Tra pochi giorni, il 5 giugno, Mitsubishi Motors, che dal 1971 vanta esperienze nell'alimentazione elettrica, metterà in vendita - assicura Walter Nova (Mitsubishi Automobili Italia) - la i-Miev all’iniziale prezzo di 33mila euro». E sempre la prossima settimana, l’on. Agostino Ghiglia, primo firmatario della mozione sullo sviluppo delle reti di ricarica, presenterà una proposta di legge articolata con l’intenzione di accelerare i tempi finalizzati, tra l’altro, a un piano di incentivi in favore dell’auto elettrica.
Intanto, l’Autorithy per l’energia, come ha affermato il direttore generale Roberto Malaman, ha rimosso i vincoli che impedivano l’allacciamento di contatori dedicati, domestici o condominiali, per le prese di ricarica, dando il là a una sorta di federalismo elettrico. Un altro passo in avanti.

Ma in Italia, secondo Pietro Menga, storico presidente di Cives e Cei, manca ancora un’azione organica di intervento politico, che potrebbe portare ogni anno, a fronte di una riconversione elettrica di solo il 10% del parco circolante (circa 3 milioni di veicoli) a una riduzione di 8 milioni di tonnellate di CO2 e di 2 miliardi di euro per l’approvvigionamento di idrocarburi.

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