Il vescovo contro Vendola: sei cattolico solo quando vuoi

Monsignor Ruppi risponde al governatore che aveva attaccato Ruini sulle coppie di fatto: «Non entriamo in polemica con chi si dichiara credente e poi si scosta dagli insegnamenti della Chiesa»

Bepi Castellaneta

da Bari

«Non si può essere cattolici a metà, quando ci conviene»; e poi ancora: «O si è cattolici o non lo si è»: l'arcivescovo di Lecce, monsignor Cosmo Francesco Ruppi, non usa mezzi termini e risponde in modo netto al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Proprio lui, il governatore eletto nelle file di Rifondazione comunista che da sempre si dichiara fervente cattolico, il giorno prima aveva infatti sferrato un attacco frontale al cardinale Camillo Ruini affrontando la questione dei Pacs nel corso di un intervento a Napoli per la cerimonia della festa di Liberazione. «Attenzione, qui si spezza la corda», aveva detto Vendola. La risposta di Ruppi, presidente dei vescovi pugliesi, è arrivata nel giro di 24 ore: «Non è nostra intenzione - sostiene l'arcivescovo - entrare in polemica con chi, pur dichiarandosi cattolico, si scosta visibilmente dall'insegnamento della Chiesa in materia di famiglia, di etica e di costumi sessuali, ma non è possibile essere cattolici e disattendere il magistero». Nel suo intervento l'arcivescovo di Lecce si sofferma poi sulle esigenze della comunità pugliese: «La nostra gente - afferma - ha bisogno di lavoro, di sviluppo, di onestà, di interventi sociali, volti ai poveri e ai disoccupati e non ha invece alcun bisogno di polemiche pseudo-religiose che producono solo confusione e disdoro».
Insomma, più che polemica è un vero e proprio scontro innescato dalle parole pronunciate da Vendola a Napoli, dove peraltro il governatore ha precisato di parlare «da cattolico» ma si è prodotto in una serie di pesanti accuse al presidente della Conferenza episcopale italiana: «L'ingerenza di Ruini nel recinto dello Stato di diritto del pluralismo culturale - ha dichiarato il presidente della Regione Puglia - produce anche un effetto di interdizione all'esercizio dei diritti per le persone. Qui la Chiesa, quella della Curia, rischia di farsi male», ha tuonato. Secondo Vendola «la posizione incarnata dai vertici della Cei fa male alla Chiesa esponendo il magistero su un terreno improprio». Ma non è tutto, perché per il governatore «non si vede molto la Chiesa universale indicata dalla profezia cristiana, ma quella romana che interferisce nella legislazione nazionale, pesantemente». Un severo atto d'accusa, quello del presidente della Regione Puglia, concluso con l'augurio che «il Vangelo non diventi mai uno strumento di lotta e un corpo contundente da poter usare contro i diritti delle persone». Vendola nel suo intervento napoletano ha anche ricordato di essere stato il promotore della prima proposta su coppie di fatto e unioni civili, e ha rincarato la dose nei confronti della Cei dichiarando che «l'atteggiamento assunto a proposito dei Pacs scortica l'integrità del messaggio evangelico perché diventa troppo un pezzo della politica».
Ma Ruppi risponde anche su questo punto: «La Chiesa - dice l'arcivescovo di Lecce - è lontana dalle polemiche partitiche, ma non per questo deve stare zitta di fronte a problemi morali o deve impaurirsi di fronte alla crescente ostilità di chi vorrebbe relegarla nell'ambito strettamente privatistico».

L'arcivescovo di Lecce chiarisce che non c'è stata alcuna ingerenza e precisa che «la Chiesa ha il dovere di insegnare ai fedeli la verità e di difendere anche pubblicamente il matrimonio e la famiglia, senza per questo ignorare il problema dei figli nati fuori dal matrimonio che hanno il diritto di essere difesi e tutelati».

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