Come mai l'unico talk show che non soffre è Porta a porta? Va in onda da un ventennio, il suo conduttore, Bruno Vespa, ha 70 anni, ma gli ascolti, nonostante l'oggettivo invecchiamento, continuano ad essere buoni, mentre quelli di altri programmi dello stesso genere calano vistosamente? La spiegazione è semplice, addirittura banale. Vespa è più bravo di tutti i suoi colleghi. Più credibile, più svelto e sensibile nella scelta degli argomenti che suscitano maggiore interesse nel pubblico. Si è accorto che la politica politicante ha fatto il suo tempo, rinsecchita nella propria insensatezza come una falena prigioniera in un lampione, e la trascura dedicandole soltanto qualche scampolo di trasmissione. Si è dimostrato abilissimo nel cambiare anche la struttura del programma. Una volta nel suo salotto egli trattava un solo tema a serata, quasi sempre di tipo istituzionale, un paio d'ore di discussione magari stucchevole ma seguita con passione dagli addetti ai lavori, cioè milioni di persone attente alle vicende del palazzo (anzi dei palazzi) per il semplice motivo che il loro reddito dipendeva da esso. Oggi chi campa direttamente o indirettamente di politica non ha bisogno di seguirne le evoluzioni in tivù, gli basta essere amico di Renzi ed è a posto. Il resto è fatica sprecata. Cosicché l'ottimo e navigatissimo giornalista abruzzese ha trasformato Porta a porta da terzo ramo del Parlamento in prima osteria d'Italia dove si chiacchiera di tutto: donne strangolate, assassini veri o presunti, diete dimagranti e varia umanità disadattata. E dove, come in ogni rispettabile trattoria ben frequentata, si canta e si discetta di musica con l'apporto di critici ed esperti in note e ugole. Formula perfetta, degna di un professionista senza eguali, pertanto invidiato dai mediocri.
Vespone bada al sodo e non si lascia distrarre dalle maldicenze. Usa la Rai quasi che fosse sua, tanto gli somiglia, e la ricambia assicurandole un prodotto nazionaldigeribile. La sua specialità è l'equilibrio doroteo: non sbaglia mai un complimento. Nulla da eccepire: è sempre preparato e informato. Dicono che guadagni tanto, troppo. Secondo me troppo poco. Uno come lui non ha prezzo. Mercoledì scorso ha fatto un capolavoro: un funerale bis a Lucio Dalla. In studio c'erano Peppino di Capri e Marino Bartoletti col ciglio umido causa commozione. In collegamento con la casa del defunto artista, quella di Bologna (una dimora da urlo), alcuni artisti impegnati a commemorare l'inarrivabile Lucio, del quale hanno detto mirabilie. Ovvio, dei morti si dice sempre il massimo, mai il minimo che suonerebbe male specialmente se in vita suonavano decentemente. Il marmoreo Bartoletti, ricordando il caro amico (ti scrivo), si è sciolto in lacrime. Ogni ospite vicino e lontano si è prodigato con maestria nel rammentare il passato del trapassato. Finale da brivido affidato all'intramontabile Peppino: cameriere, champagne... 24 ore dopo, Porta a porta ricanta. Risepolto Lucio Dalla, ecco i tre picciotti vincitori dell'ultimo Festival di Sanremo. Intonano di tutto, acuti e gorgheggi fino all'una di notte.
Dati di ascolto da record malgrado i ragazzini abbiano riesumato Ciao ciao bambina di Modugno che è una cagata pazzesca. A Vespa piace Volare , oh oh, nel blu. In effetti lui decolla, i suoi emuli sprofondano. A Santoro consiglio: impara a suonare la chitarra in 20 lezioni. Poi vediamo se sei ancora all'altezza della Rai.
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