«Vespa: una storia d’Italia», Torino in sella al re degli scooter

Evoque, la nuova Range Rover che qualcuno ha battezzato «baby», è quasi pronta per essere guidata (il lancio è fissato per il 12 settembre). Questo modello, nato sotto l’egida Tata ma british dalla capote alle ruote, segna una svolta stilistica e di concetto in casa Range Rover. «Per Evoque - spiega Daniele Maver, presidente del gruppo Jaguar Land Rover Italia - ci sono già 2.000 clienti che hanno firmato il contratto di acquisto, lasciando una caparra. L’accoglienza, seppur la macchina non sia ancora disponibile, è stata positiva».
Con Evoque la famiglia Range Rover cresce.
«La svolta è avvenuta con Range Rover Sport, modello che ha reso più accessibile, come dimensioni, questo marchio. Evoque, ora, rappresenta un ulteriore passaggio. In pratica, si stanno chiaramente delineando due gamme, Land e Range, unite dallo stesso Dna, ma con caratterische differenti».
Quale target per Evoque?
«Sicuramente più giovane e femminile».
È un modello di «conquista»?
«Il 70% dei contratti sottoscritti fa capire che l’acquirente proviene dalla concorrenza. In permuta viene proposto un po’ di tutto, e non solo dal segmento premium. Ci sono molte tedesche. Il nostro obiettivo è raccogliere 3.000 contratti prims del lancio; a poco più di due mesi dalla data siamo già a 2.000».
Proprietà indiana (Tata) ma vetture, quelle prodotte da Jaguar e Land Rover, sempre british. Una garanzia importante per il pubblico.
«Questi marchi sono più british adesso che in passato, quando l’influenza di Ford era molto pesante nella scelta del management e dei motori. Tata mantiene il ruolo di azionista: ci mettono i capitali, investono, e hanno posto al vertice del gruppo un manager europeo, come Carl-Peter Forster».
Quando i primi motori tutti vostri?
«È un qualche cosa allo studio. Un motore, però, non lo si inventa dall’oggi al domani».
Ci sono altri «vuoti» da riempire nelle gamme Land e Range Rover?
«Ci sono fasce che non copriamo adeguatamente. Per esempio si parla di una Grand Evoque. La volontà di occupare spazi nuovi esiste. Evoque, per esempio, è un piccolo Suv di lusso che ancora non era presente. In futuro si esplorerà la possibilità di creare altre “iper nicchie”».
Il problema dei «jeepponi», termine improprio e generico, è stato sollevato nelle scorse settimane. Prenda le difese di questa categoria.
«È un problema di comportamenti e di rispetto delle regole. Ritengo che faccia più danni una vettura piccola, che si sente autorizzata a parcheggiare ovunque, rispetto a una più grande ma attenta alle regole».
Il mondo dell’auto resta, comunque, una «vacca da mungere».
«Il settore sta facendo la sua grossa parte sulla riduzione di CO2. Mi chiedo se il resto, dagli aerei low cost, agli allevamenti di bestiame, alla nautica e al riscaldamento, fanno gli stessi sforzi. Penso proprio di no».
E l’auto elettrica?
«Allo stato attuale non credo all’elettrico puro.

Troppi problemi ancora: la ricarica veloce, il riciclaggio delle batterie, la silenziosità che può originare incidenti. Vedo bene l’ibrido e, in particolare, l’ibrido diesel. In proposito, il Range Rover Sport che stiano testando emette 89 grammi di CO2 per chilometro».

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