nostro inviato a Monza
Poi, magari, finirà a tarallucci e vino. Nel senso che Alonso, oggi alle quattordici, scatterà come un impiegato a trecento allora non facendo nulla di tutto ciò che in questi giorni di lunga vigilia aveva lasciato intendere. Poi, magari, finirà che ci ha un po preso in giro tutti, però, nellattesa, nel dubbio, in fondo è anche bello illudersi che il ragazzo sia pronto a una partenza alla va o la spacca pur di poter sognare in grande. Visto che di recente aveva ribadito di non aver nulla da perdere «per cui inutile accontentarsi di un secondo posto, meglio provarci e alla peggio finire quarto o quinto». E visto che ieri ha annunciato: «Dovrò fermarlo alla partenza».
Fermare chi? Ovvio, Seb Vettel, il tedeschino straccia mondiale giunto alla decima pole e ormai più che altro dedito a titillare il pallottoliere delle statistiche per capire se riuscirà a scalzare Nigel Mansell dal trono delle quattordici pole conquistate nellanno di grazia 1992. Mezzo secondo ad Hamilton, ha rifilato il signor Seb, e Lewis che qui si sentiva tonico tonico è parso stordito. E con lui il compagno in McLaren, Jenson Button. Quanto a Webber, quinto con il mal di kers e i pasticci del box che in Q3 gli ha fatto fare un solo tentativo, è altra storia. Tra laltro Alonso sentitamente ringrazia.
Provare a fermare Vettel è dunque la «mission possible» di Fernando che scatta quarto, dove fermare, in gergo pilotesco, non significa abbattere bensì rischiare parecchio per passare davanti al rivale. Daltra parte «non abbiamo il passo delle Red Bull» aggiunge lo spagnolo, per cui lunico modo per scombinare la prevista cavalcata della bibita energetica in mano al tedeschino è piazzarsi subito davanti a imbrigliare strategie e aspettative. Anche perché i trenta gradi di Monza non sono i quindici delle precedenti corse, non sono il territorio consueto di caccia delle McLaren affamate di freddo per cui potrebbe anche succedere che le frecce dargento, dopo un po, si spuntino. Potrebbe. E in questa overdose di condizionali, potrebbe anche accadere che la Rossa mantenga fede alla propria fama di amante del sole e del caldo e che oggi renda quel tanto in più da impensierire.
Per cui ben ha fatto Alonso a ventilare manovroni al via e ben facciamo noi a sperarlo. Non a caso dice: «Visto che le temperature influiscono sempre sulle performance delle macchine e visto che la McLaren va molto forte con il freddo, speriamo che faccia molto caldo così da avere un minor degrado delle gomme e poter combattere di più». E aggiunge: «Sono contento di questo risultato, in fondo la posizione è buona per poter lottare in gara, per lottare alla prima curva, per lottare per il podio. Tanto più pensando ai molti problemi avuti sia venerdì e sia nel terzo turno di libere. Quindi, sì, punto al podio e ottenerlo sarebbe una bella ricompensa per il lavoro fatto. Vincere è invece un obiettivo davvero difficile: ci manca il passo, dobbiamo essere realistici, però è anche vero che in gara siamo sempre messi meglio».
I problemi della Rossa a Monza sono stati principalmente due. Il primo, spiega Alonso, legato «alla difficoltà nel trovare il giusto bilanciamento della macchina». Di fatto mancava velocità di punta e in frenata. «Non eravamo stabili prosegue -, soprattutto alla prima e seconda variante. E stato così venerdì, e il problema si è ripetuto anche sabato mattina. Anzi abbiamo peggiorato le cose, riscontrando problemi che prima non avevamo. La verità è che prima dellora di qualifica sono stati fatti altri cambiamenti, rischiando, ed è andata bene. In Q1 ho subito notato che la macchina era migliorata, che potevo stare più vicino ai primi». Domanda: ma perché la Ferrari che a inizio estate pareva aver ridotto il divario è tornata indietro? Risposta: «Perché le novità portate tra Ungheria e Belgio non hanno funzionato come ci aspettavamo».
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