«Vi racconto l'Open. Che vincerò»

Matteo, pronto per l'Open d'Italia?
«Prontissimo: arrivo a Torino nelle migliori condizioni, il gioco è tornato ad essere consistente, il putt funziona, lo swing pure, la condizione atletica è ottima. Lo dico e non lo nego: voglio vincere e so di potercela fare».
Sembri molto sicuro.
«Lo sono, ho i miei buoni motivi: ho lavorato enormemente per aggiustare alcune componenti del mio gioco, per esempio lo swing e il drive. Si è sempre detto che soffro sui campi lungi ed era vero, ma dall'inizio della stagione ho guadagnato dieci metri, è un risultato fantastico. In più nelle ultime settimane ho puttato con grande regolarità. Ora sono pronto, al Royal vedrete un Matteo Manassero in ottima condizione fisica e al massimo delle sue potenzialità. All'inizio della stagione avevo dichiarato proprio sulle vostre pagine che il mio obiettivo è tornare a vincere un torneo: lo farò qui».
Finora cos'è andato bene e cosa un po' meno?
«Come aspetto positivo direi che gli accorgimenti sullo swing iniziano a dare i frutti, i risultati si vedono. Come aspetto negativo metterei la mancanza di regolarità del gioco, motivata proprio dei cambiamenti di cui parlavo prima. Lo considero una annata transitoria, ne avevo davvero bisogno di lavorare e cambiare alcuni aspetti».
La prima parte della stagione ti ha visto protagonista, poi sei calato.
«Annata strana: nei primi mesi giocavo male però ottenevo dei score notevoli, nella seconda parte ho migliorato le prestazioni peggiorando gli score».
Chi sono gli altri favoriti?
«Ovviamente Francesco, conosce benissimo il campo che peraltro è molto adatto alle sue caratteristiche, il Royal premia chi tira bene e chi putta con regolarità. E lui lo fa».
È un campo che premia anche giocatori con le tue qualità...
«Decisamente: è un campo molto tecnico, non troppo lungo».
Ci sarà anche Martin Kaymer, tu lo conosci bene.
«Giocatore favoloso, affascinante, a me piace moltissimo. Ha delle qualità diverse dalle mie, lui è molto esplosivo, aggressivo nel gioco: non a caso è stato il numero uno al mondo».
Che giocatori ci consigli di seguire in maniera particolare?
«Ci saranno tanti dilettanti di valore, in più punto su Lorenzo Gagli».
Tornando alla tua stagione: che voto ti daresti?
«Direi 6 e mezzo: per arrivare a otto serve una grandissima prestazione ed è ciò che vedrete a Torino».
L'episodio più bello e quello meno felice?
«Il 65 ad Abu Dhabi nel terzo giro. Ma anche se pure ad Aberdeen ho realizzato un giro di altissimo livello. In negativo metterei l'ultima giornata ad Agadir: potevo vincere e invece ho giocato sotto le attese. Come delusione forte aggiungo anche il Andalusian Open: sono arrivato secondo dietro Julien Quesne, ho iniziato con un 64 da urlo, poi il giorno successivo non sono andato oltre il 73 ed è stato letale».
Sei diventato testimonial Red Bull: solitamente loro fanno spot con dei cartoni animati...
«Sono un'azienda molto fantasiosa, si inventano delle campagne pubblicitarie particolari, mi piace un mondo. Si vogliono concentrare sul target giovanile, nel golf hanno scelto me, Ricky Fowler e Alexis Thompson, ne vado fiero».
Rory McIlroy è davvero il numero uno?
«Senza dubbio, è un giocatore formidabile».
E Tiger è sempre Tiger?
«Ha vinto tre tornei ma ora soffre la competizione. I nuovi sono aggressivi e hanno scoperto che lui non è più il cannibale di una volta, per cui giocano senza timori e senza paura. Il livello si è alzato drasticamente, ma lui è sempre il migliore, anche se nei major non ha giocato come avrebbe voluto. Io invece all'Open d'Italia giocherò in maniera perfetta».


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