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Lucio e l'Italia: viaggio tra note, strade e piazze secondo Dalla

Lucio Dalla ha cantato senza luoghi comuni le bellezze d'Italia: oltre a Bologna, i suoi brani parlano di Sorrento, Milano, Roma e Torino

Lucio e l'Italia: viaggio tra note, spiagge e piazze secondo Dalla
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Lucio Dalla ha composto e cantato moltissimi meravigliosi brani nel corso della sua lunga carriera. E alcuni di questi brani contengono delle piccole curiosità sul territorio italiano, talvolta in chiave autobiografica ma sublimata dall’arte, tra l'altro legata all’osservazione dell’esperienza collettiva. Come il santuario della Madonna di San Luca, che è la prima cosa che i bolognesi vedono quando tornano a casa, e il fatto che “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”. Tuttavia Dalla non ha raccontato nelle strofe solo la sua Bologna, ma anche molti altri luoghi.

La Sorrento di Caruso

Sorrento

La Campania è stata una regione importante per Dalla. Basti pensare al fatto che il video di Canzone è girato nel centro storico di Napoli, tra le strade antiche e labirintiche che scorrono e si sciolgono rivelandosi nella loro autenticità. “Ho girato il video a Napoli - disse l’artista una volta - perché è la città che sento più vicina a me”.

Un po’ più a sud di Napoli si trova invece Sorrento, cittadina che ispirò Dalla a scrivere Caruso, brano che parla del tenore Enrico Caruso. “Vide le luci in mezzo al mare / Pensò alle notti là in America / Ma erano solo le lampare / Nella bianca scia di un’elica”: in questo punto la canzone fa riferimento al fatto che tradizionalmente la pesca rappresenta un capitolo importante dell’economia campana. Pesca che ancora oggi si svolge qui con l’aiuto delle lampare, delle lampade molto luminose e grandi che vengono appese alle barche impegnate nella pesca notturna di acciughe, sarde e sgombri.

Roma ne La sera dei miracoli

Trastevere

Scrive Dalla ne La sera dei miracoli: “Si muove la città / Con le piazze e i giardini e la gente nei bar / Galleggia e se ne va / Anche senza corrente camminerà”. La Roma che il cantautore descrive è in realtà la porzione romanticissima di Trastevere. Si tratta del quartiere appartiene al nucleo storicamente più antico della città imperiale - tanto che diverse personalità della politica e della cultura vi costruirono qui le loro ville - che si trasformò durante il Medioevo, assumendo la tipica pianta urbana più caotica e meno ordinata (ma molto più affascinante e suggestiva) del precedente assetto.

Dalla Calabria con Un’auto targata “To”

Torino

Nel 1981 Dalla scrisse Un’auto targata “To”, un brano che parlava delle migrazioni interne: si parlava di persone che dalla Calabria si spostavano nella Torino industriale in cerca di lavoro e di una vita di benessere. Ma nella triste ballata di un tempo e di un viaggio assai lontani - nel 1981 era molto più complesso spostarsi rispetto a oggi - trova spazio anche la narrazione della bellezza del capoluogo piemontese: “Questo luogo del cielo è chiamato Torino / lunghi e grandi viali, splendidi monti di neve / sul cristallo verde del Valentino / illuminate tutte le sponde del Po”.

Il Valentino con il suo cristallo verde è il Parco del Valentino, che dal XIX secolo è parco pubblico. La sua storia è interessante: il nome sembra provenga da una cappella intitolata al santo degli innamorati oggi non più esistente che nel tempo ha subito differenti modifiche da parte delle famiglie gentilizie che vi abitarono. All’interno vi sono diversi monumenti, come la Fontana dei Dodici Mesi in stile rococò, la statua a Massimo D’Azeglio e i busti per il politico Cesare Battisti e il poeta Nino Costa.

Milano di lacrime e nostalgia

Milano

Milano è in un omonimo brano del 1979, in cui si citano le banche, i film poliziotteschi che all’occhio di un osservatore-turista erano così lontani dalla realtà, il cosmopolitismo della metropoli e la passione calcistica. “Milano tre milioni respiro di un polmone solo / Che come un uccello gli sparano ma anche riprende il volo / Milano lontana dal cielo / Tra la vita e la morte continua il tuo mistero”, scrive Dalla, come hanno fatto molti altri colleghi da Enzo Jannacci ad Alberto Fortis.

E mentre Dalla scrive, da osservatore esterno, attribuisce a Milano il fascino che solo i suoi abitanti riescono a vedere: quello di una città in cui tutto è possibile, in cui i sentimenti dell’uno diventano i sentimenti della collettività, in cui, anche se la solitudine esiste, mai nessuno è solo per davvero.

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