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Napoli e il rito di Sant'Antonio, il fuoco che purifica

Si rinnova l'annuale appuntamento con il rito legato alla figura di Sant'Antonio Abate, la notte del fuoco che illuminerà Napoli e tutta la regione

Napoli e il rito di Sant'Antonio, il fuoco che purifica

Ritorna l'appuntamento annuale legato alla figura di Sant'Antonio Abate, che si celebra il 17 di gennaio attraverso una serie di eventi dove il fuoco è protagonista. A Napoli è tutto pronto per l'accensione dei fuochi, noti come cippi, che illumineranno il cielo della città e di tutta la Campania. Una tradizione antica che abbraccia il folklore e i rituali del passato, sia pagani che religiosi, dove le fiamme sono il simbolo di purificazione e rinnovamento. Un appuntamento molto presente anche nel resto d'Italia dove, piazze e grandi spazi, ospiteranno un grande e scenografico falò in onore del santo.

Sant'Antonio Abate, la leggenda del maialino e del fuoco

Napoli

Noto anche come Sant'Antonio d'Egitto o del Fuoco è il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. Nato in una famiglia agiata a Coma in Egitto si ritrova orfano a venti anni, e con un patrimonio da amministrare, per questo decide di donare i suoi averi ai poveri affidando la sorella a una comunità femminile. Così da seguire il suo sogno più grande ovvero vivere nel deserto come eremita, dedicandosi solo alla preghiera e alla contemplazione. Conducendo un'esistenza di totale povertà alla ricerca della purificazione, ma sempre tromentato dalla figura del demonio.

Sant'Antonio è spesso raffigurato con un piccolo maialino tra le braccia e con una mano appoggiata sopra un bastone di ferula, quale protettore degli animali e dei raccolti. A lui è legata la tradizione del fuoco segno di purificazione dai malanni e dai demoni. Si narra che, durante un viaggio, una scrofa gli affidò il cucciolo malato, che il santo curò adottandolo come compagno inseparabile. Durante le sue peregrinazioni si imbattè in alcune comunità ignare della presenza del fuoco, in balia del freddo e della fame. Per questo decise di raggiungere gli inferi per rubare una scintilla e donarla agli uomini, ma l'operazione venne impedita dai demoni che gli sottrassero il bastone.

Il piccolo maialino decise di aiutarlo e, sfuggito dalle mani del santo, si intrufolò negli inferi mettendo tutto in disordine. Il santo promise di fermarlo in cambio del suo bastone, richiesta subito accolta dai demoni che però non si accorsero delle capacità del bastone di ferula. Un legno particolare, in grado di ardere al suo interno, così che Sant'Antonio riuscì a rubare una scintilla di fuoco per donarla agli uomini.

Secondo altre fonti Sant'Antonio avrebbe raggiunto gli inferi per trarre in salvo le anime perdute, distraendo i demoni grazie all'aiuto del maialino e del rumore del campanellino legato al collo. In un'altra credenza popolare il maiale sarebbe l'incarnazione del diavolo stesso, e Sant'Antonio lo stringerebbe tra le braccia per contenerne l'impeto. Per questo il santo è spesso rappresentato quale protettore degli animali e dei raccolti, ma anche del fuoco: simbolo di purificazione dai mali.

Napoli e il rito di O Cippo 'e Sant'Antuono

Fuoco per Sant'Antonio

Nella giornata dedicata a Sant'Antonio Abate il rito prevede anche la benedizione in chiesa degli animali o direttamente delle stalle, per chi possiede allevamenti e un'attività legata all'agricoltura. La festività è molto sentita nella città di Napoli, nei quartieri di Forcella e Sanità, in particolare nel borgo di Sant'Antonio o Buvero di Sant'Antuono. Qui prende vita la processione a lui dedicata, con benedizione degli animali e preparazione della catasta composta da legna e bastoni, dove spesso vengono aggiunti mobili vecchi e oggetti in legno non più utilizzati, che verranno dati alle fiamme quale simbolo di rinnovamento in favore dell'anno appena iniziato. Secondo un'usanza antica, un tempo, la popolazione era solita lanciare dalle finestre tutto ciò che era di legno e non più necessario, così da arricchire la catasta da ardere.

Il fuoco di Sant'Antonio è una tradizione religiosa ma che affonda le radici nelle antiche usanze pagane celtiche, dove le fiamme simboleggiavano la purificazione dei terreni ed erano di buon auspicio per i raccolti, scacciavano i malefici e le sfortune e, con il tempo, i malanni e il malocchio. Le piazze dell'intera regione si illumineranno in concomitanza con il rito, per sancire anche il momento di passaggio, di liberazione da ciò che opprime, dalla sofferenza in favore di una rinascita, nella speranza che i desideri riescano a compiersi. Non a caso tra le fiamme vengono gettati dei bigliettini dove è segnato il proprio desiderio, accompagnati dalla frase Sant’Antonio dalla barba bianca, fammi trovare quello che mi manca.

Oppure il più classico e partenopeo Sant’Antuono Sant’Antuono pigliate ‘o viecchio e dance ‘o nuovo! La tradizione del fuoco è molto sentita in tutta la Campania, ma è presente anche in molte città d'Italia dove, sopra la pira, viene posto anche il fantoccio di una Befana o bruciato l'albero di Natale.

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