
"Siete sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto?". O ancora: "Solo coloro che tentano l'assurdo, raggiungono l'impossibile". Una confessione: "Io non uso droghe, i miei sogni sono già abbastanza terrificanti". Infine quel che interroga chi osserva le opere in mostra: "Potrei riempire un'intera seconda vita lavorando sulle mie stampe". Maurits Cornelis Escher (1898- 1972) è un artista molto studiato e molto copiato, anche da film o serie tv come "Inception" e "Squid Game", che ne hanno riproposto le strutture ipnotiche e labirintiche, eppure continua a riservare sorprese, come prova l'allestimento di "M.C. Escher. Tra arte e scienza", al Mudec da oggi e fino all'8 febbraio. Colpisce che un ragazzo non così portato per gli studi, tanto che il padre dovette abbandonare il desiderio di vederlo architetto per assecondare il suo talento da disegnatore, sia stato capace di esplorare quasi istintivamente, eppure in modo precisissimo e quasi ossessivo, le suggestioni più profonde della matematica, soprattutto della geometria, della tensione all'infinito rappresentata attraverso l'arte.
Difficile dire se sul maestro olandese abbia influito di più la lezione dei grandi fiamminghi del Rinascimento, in partidi colare Dürer, o la scoperta dell'Alhambra di Granada e della scuola araba, con la sua vocazione aniconica, che si sviluppa nella decorazione e nella fotografia, o ancora il periodo italiano, durato quattordici anni, in cui Escher sviluppa il suo talento per i paesaggi che poi andranno trasformandosi in un panorama sempre più astratto e interiore. Certo è che l'allestimento della mostra mette in luce decine di confronti e di fonti di ispirazione di Escher, che attingendo a questa molteplicità di sollecitazioni riuscì a creare un'unicità di stile inconfondibile. Guardare dal vero una sua opera costringe ad avvicinarsi sempre più, come se si fosse dentro una spirale, composta da farfalle, pesci, rane, teste umane, in un inseguirsi di trasformazioni che vede il suo trionfo in una "Metamorfosi", esposta al centro ideale della mostra, dove la parola iniziale si trasforma in una scacchiera e poi in animali e in una rocca fino a una partita di scacchi, in un continuum che sorprende l'occhio e la mente.
Novanta sono le opere esposte tra incisioni, xilografie e litografie. Prodotta da 24 Ore Cultura e promossa dal Comune, col patrocinio dell'Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia, l'esposizione è in collaborazione con il Kunstmuseum Den Haag ed è resa possibile grazie a Fondazione M.C. Escher: si trovano così in un unico allestimento le importanti opere provenienti dalla collezione permanente del museo olandese, che custodisce la più grande collezione museale pubblica di M.C. Escher al mondo. La mostra, ideata da Judith Kadee, è inserita nell'ambito dell'Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. La curatela, affidata a Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi, segue lo sviluppo dell'arte di Escher e ne mette in luce i diversi aspetti.
Accanto all'indagine sul rapporto con l'arte islamica e le sue tassellazioni, con la ceramica e i tappeti orientali, alla grande attenzione per l'Italia con l'influenza della Biennale di Venezia del 1922, un'intera sezione è dedicata al design e ai lavori su commissione, anch'essi riconoscibili e suggestivi. Completa l'allestimento una video installazione immersiva.