Tutte le "sviste" per salvare la Salis

Per il Parlamento Ue "non c'è persecuzione". Ma l'immunità è stata confermata

Tutte le "sviste" per salvare la Salis
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"I presunti reati e la successiva richiesta di revoca dell'immunità non si riferiscono alle opinioni o ai voti espressi da Ilaria Salis (nella foto) nell'esercizio delle sue funzioni di deputata al Parlamento europeo ai sensi del protocollo sui privilegi sulle immunità dell'Unione europeo". È questo uno dei passaggi chiave della relazione con cui l'eurodeputato spagnolo Adrian Vazquez Lazara, relatore davanti alla Commissione giuridica Juri del parlamento di Strasburgo, aveva proposto alla commissione di revocare, come chiesto dal governo ungherese, l'immunità che protegge la Salis. È andata a finire come si sa: voto segreto (contro ogni prassi) della Commissione, e la Salis che si salva per un voto, con seguito di polemiche vivaci interne al centrodestra sulla paternità dei franchi tiratori che hanno ribaltato l'esito previsto. Senza i franchi tiratori la relazione di Lazara era destinata ad essere approvata. È un documento di appena quattro pagine, ma che spiega chiaramente perché secondo il deputato spagnolo era impensabile concedere alla Salis di rifugiarsi dietro lo scudo dell'immunità per evitare la ripresa del processo a suo carico. Un processo, ricorda Lazara, che non riguarda reati d'opinione: "secondo le informazioni contenute nella richiesta, nei confronti di Ilaria Salis, (...) pendono tre capi d'accusa per tentate lesioni aggravate potenzialmente letali, nell'ambito di un'organizzazione criminale, in due casi in qualità di coautrice e in un caso in qualità di complice". Lazara dunque sottolinea che all'italiana non è addebitato una sorta di concorso morale nei pestaggi ma la partecipazione diretta a due di essi. La relazione non si limita a riportare le tesi ungheresi e si spinge nella valutazione della consistenza degli elementi contenuti nella richiesta di revoca: "In questo caso il Parlamento non ha riscontrato alcuna prova di fumus persecutionis, vale a dire elementi di fatto dai quali si evinca che le azioni giudiziarie in questione siano state intentate al fine di danneggiare l'attività politica della deputata in quanto membro del Parlamento europeo". È una frase decisiva, perché sembra smontare la tesi del complotto ungherese ai danni della Salis.

Quindi Lazara conclude per la revoca dell'immunità che - ricorda - "non è un privilegio personale del deputato ma una garanzia di indipendenza del Parlamento in quanto istituzione e dei suoi membri". La nettezza dei giudizi del relatore rende ancora più eclatante la spaccatura del voto del Partito popolare che ha salvato la Salis. Ai giudizi sferzanti arrivati da Lega e destra nella giornata di martedì replica a muso duro ieri il vicesegretario di Forza Italia Stefano Benigni, ricordando che gli azzurri non hanno membri nella Commissione: "Noi - prosegue - non puntiamo il dito contro altri partiti, ma ricordiamo che, con il voto segreto, il sostegno a Salis può essere arrivato da qualunque gruppo politico, anche da chi oggi tenta di scaricare responsabilità su di noi". L'eurodeputata di Avs, intanto, in una conferenza stampa è tornata a attaccare il governo di Budapest, "un processo con garanzie democratiche in quel paese è impossibile, la giustizia in Ungheria è vendetta e propaganda", e ha ripetuto di voler essere "processata in Italia".

È una soluzione che lei stessa sa che non sarà mai applicata: perché il codice penale italiano prevede che un italiano possa essere processato in Italia per un reato commesso all'estero ai danni di uno straniero, come nel caso della Salis, solo se prima l'Italia abbia negato la sua estradizione. Ma l'Ungheria l'estradizione della Salis non potrà mai chiederla fino a quando il Parlamento europeo terrà l'italiana sotto lo scudo dell'immunità.

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