nostro inviato a La Valletta (Malta)
Qui a Malta nessuno si scandalizza delle parole del brigadier Carmel Vassallo, che spiega senza scomporsi come lesercito maltese abbia lasciato proseguire in mare cinque sopravvissuti eritrei che raccontano di aver perso 73 compagni di viaggio, morti e buttati a mare nella traversata dalla Libia. Erano «sbarbati» e «come nuovi», ha detto in una conferenza stampa cui nulla vogliono aggiungere governo ed esercito. Qui alla Valletta nessuno si scompone al racconto di uno degli africani: ci hanno dato il carburante e hanno riacceso loro il motore perché noi eravamo troppo deboli, hanno detto i superstiti. Il governo si giustifica con lItalia, che ha soccorso i clandestini, dicendo che non erano in acque maltesi, ma libiche. E i giornali dellisola, poco più grande dellElba, porta meridionale dellEuropa, danno la notizia ma non accennano nessun commento sulla situazione umanitaria. Qui nessuno si dispiace se Malta viene definita «il buco nero dEuropa», oppure «il Paese più razzista dEuropa». Il fatto che ancora una volta la gestione di un barcone di disperati in mare da 20 giorni sia stata lasciata allItalia non crea un caso, anzi trova molti daccordo. «A Malta si è oltrepassato il limite: non si considera più lessere umano», dice padre Joseph Cassar, presidente del Jesuit Refugee Service, associazione che aiuta gli immigrati. Il gesuita ogni giorno entra ed esce dai centri di detenzione. Un barcone di clandestini lasciato alla deriva «non fa più notizia, come una bomba a Bagdad», spiega il religioso seduto nella sua casa, nel quartiere di Zeitoun: un nome arabo, come tanti altri nel maltese, lingua impastata di termini italiani, siciliani, inglesi e appunto arabi, retaggio di una storia di mescolanza di popoli. «Non li vogliamo, siamo troppo piccoli per affrontare questo problema, e gli immigrati non vogliono restare qui, quindi è giusto non fermare le imbarcazioni»: è il ritornello per molti sulla questione sbarchi.
Sono pochi i maltesi a essere stati a Marsa. Qui cè un centro di accoglienza dove abitano tra gli 800 e i 1.000 immigrati, con i documenti più o meno in regola. Molti di più rispetto alle capacità delledificio. Le brande non sono abbastanza per tutti e cè chi dorme per terra, tra la sporcizia. La cittadina, estremo lembo del porto della Valletta, è da sempre uno dei luoghi più malfamati dellisola. Con lapertura del centro, la zona si è trasformata in un ghetto. È difficile incontrare un bianco. La bella decapottabile di turisti biondi rallenta spaesata davanti allentrata dellex scuola per poi accelerare via. E tornare tra le mura dellantico centro dellisola, affollato di vacanzieri in calzoncini, dove i vecchi palazzi fatiscenti si alternano ai fast food. La comunità africana è già una realtà sullisola, ma è ben separata dal resto della popolazione.
Malta, dove ci sono diversi centri di detenzione, passaggio obbligato per tutti i clandestini, è lunico Paese dellUnione che detiene automaticamente gli immigrati illegali per un periodo massimo di 18 mesi. Però nessuno dice niente, nessuno ricorda, nessuno si vergogna. Nel 2008, sono stati 2.800 gli immigrati che dalle coste africane hanno raggiunto larcipelago. Qui gli sbarchi sono questione allordine del giorno dal 2002, eppure sono poche le tracce dintegrazione. E non è difficile intercettare i sentimenti xenofobi che crescono ogni giorno di più. «Se gli italiani temono che gli stranieri portino via posti di lavoro, da noi la questione è molto più razziale spiega la giornalista Daphne Caruana Galizia mcè uno specifico sentimento contro gli immigrati neri e sono molti i maltesi daccordo con il lasciare in mare i barconi».
La storia della signora, nota editorialista del Paese, racconta una Malta che non si indigna più se un gommone dimmigrati è accompagnato verso lignoto invece di essere immediatamente tratto in salvo. Una notte di maggio, nel 2006, una banda ha dato fuoco alla sua casa. Qualcuno ha appoggiato tre copertoni pieni di bottiglie di plastica contenenti benzina alla porta della bassa casetta in pietre bianche. E ha appiccato lincendio. Lei, il marito e i due figli si sono salvati per miracolo. Pochi giorni prima, Galizia aveva scritto un editoriale. «Avevo detto unovvietà: nessuno è in favore dellimmigrazione illegale, ma quando è a rischio la vita di essere umani, occorre scordare i regolamenti». «La tragedia è scritto in una nota del ministero degli Esteri della Valletta riguardo la presunta morte in mare di 73 eritrei è avvenuta fuori dalla zona di ricerca e soccorso maltese».
Qualche mese fa, Neil Falzon, rappresentante dellAlto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sullisola, aveva dato lallarme: «Si sta sviluppando un brutto sentimento di xenofobia e penso che il governo abbia qualche responsabilità». Una delle poche cose che mette daccordo opposizione e maggioranza è limmigrazione. Le posizioni più intransigenti garantiscono voti. Alle elezioni europee di giugno un partito di ultra destra fortemente anti immigrazione, Imperium Europa, ha ottenuto cinquemila voti. Molti per il più piccolo Paese dellUnione europea. Nei caffè del quartiere della movida, San Giljan, a ogni cena, nelle discussioni tra amici, racconta la giornalista Galizia, traspare la repulsione dei maltesi.
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