Uno immagina che se una star milionaria della musica internazionale decide di fare un viaggio esotico, con amici e familiari, alla ricerca di ispirazione possa mettere mano al portafoglio e pagarsi da sè biglietto e albergo. Invece la vacanza in India di Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, partito nel gennaio 2009 alla ricerca di aspirazione in India, è diventato un caso giudiziario. Sotto processo per truffa è finita la giornalista che organizzò il viaggio. E questa mattina l'interrogatorio in aula della presunta vittima, la titolare dell'agenzia di viaggi che regalò il pacchetto completo a Zucchero e ai suoi familiari, ha offerto un interessante spaccato dei rapporti non sempre limpidi che legano i vip al mondo dell'informazione e della pubblicità occulta. Perchè è proprio in cambio di un po' di reclame che l'agenzia aveva deciso di finanziare la spedizione del clan Fornaciari. Ma la contropartita, dice l'agenzia, non arrivò mai. E la robusta somma investita nell'operazione - tra i venticinquemila e i trentamila euro - rimase sul groppone del tour operator.
La vicenda risale alla fine del 2008, quando una giornalista in ottimi rapporti con Zucchero si rivolge all'agenzia di viaggi, specializzata in vacanze in India. Per l'India è un momento difficile, è recente l'eco degli attentati di Mombai, il turismo ha bisogno di essere rilanciato. Ed ecco la proposta che la giornalista fa al tour operator: voi vi sobbarcate tutto il costo del viaggio di Zucchero, della sua compagna, del figlio e della tata del figlio: in cambio, il cantante al ritorno canterà le lodi dell'India e dell'agenzia che gliel'ha fatta scoprire.
L'accordo, seppure a fatica, viene raggiunto. Ma poi non tutto va per il verso giusto. Al momento della partenza la star si rende conto che per realizzare il suo obiettivo - una immersione nella cultura e nelle sonorità indiane, alla ricerca di ispirazione per i suoi futuri lavori - non è sufficiente passare quindici giorni a Goa, come prevede il piano originario, ma è necessario spingersi all'interno della sterminata nazione. «L'idea - dice la titolare dell'agenzia, interrogata oggi in aula - era anche giusta. Ma non faceva i conti con la fatica degli spostamenti, non è che le strade in India sono comode come in Italia, a fare centocinquanta chilometri puoi metterci un giorno o anche di più. E comunque spiegammo a Zucchero che i costi in più sarebbero stati a suo carico». Il cantante, pare, la prende malissimo. E nella hall dell'albergo (un cinque stelle lusso) di Goa, al momento della partenza si sfiora la rissa tra il cantante e i rappresentanti dell'agenzia, che prima di iniziare il viaggio all'interno pretendono di vedere il colore dei soldi.
Morale: Adelmo Fornaciari torna in Italia arrabbiatissimo, anche perchè il viaggio di ritorno ha dovuto farlo in classe turistica e non in business. Così, quando rilascia una intervista ad un settimanale di gossip per raccontare la sua esperienza «oltre la cuna del mondo» (come direbbe Gozzano), non fa alcun accenno al nome dell'agenzia che gli ha pagato la vacanza. L'unica citazione, in un angolo di una fotografia, è per il nome dell'operator. Pure sbagliato.
Così parte la denuncia. Non contro Zucchero, che non aveva partecipato alla stesura degli accordi, ma contro la giornalista che aveva organizzato il tutto. La Procura chiede e ottiene il rinvio a giudizio della donna.
E in aula si scopre che il sistema «vacanza in cambio di marchetta» è tutt'altro che inconsueto. Tanto che lo stesso operatore aveva, negli stessi giorni, portato alle Maldive Randy Ingermann, stavolta con soddisfazione reciproca. Ora sarà il giudice a dover tirare le somme della vicenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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