Cronaca locale

In viale Jenner gli islamici fanno paura

Allagamenti nelle case: c’è chi reclama il canale scolmatore

Chiara Campo

La diffidenza, che ad onde alterne diventa paura. È accaduto l’11 settembre del 2001, quando ci furono gli attentati alle Twin Towers. È capitato l’11 marzo del 2004, quando nel mirino dei terroristi finì la metropolitana di Madrid, e di nuovo il 7 luglio 2005, quando Al Qaida colpì al cuore Londra. Inevitabilmente, la stessa scena si è ripetuta quasi un mese fa, all’indomani del 10 agosto, quando un altro attacco stava per compiersi nei cieli sopra la capitale inglese, e la tragedia è stata sventata. Ma per i residenti che passeggiano attorno al centro islamico di viale Jenner, l’attenzione è sempre alta. Loro girano attorno, fanno commenti ad alta voce, dicono che «magari qualcuno dei responsabili è partito di qui». «Chiunque voglia venire da noi per effettuare una perquisizione o un controllo deve sapere che lo accoglieremo senza problemi, perché non abbiamo nulla da nascondere», è stato costretto a difendersi, anche l’ultima volta, il presidente dell’istituto Abdel Hamid Shaari, che ha fatto il callo ormai a dirigere un centro sempre nell’occhio del ciclone. «Né io né tutti i miei fratelli di viale Jenner abbiamo mai conosciuto un musulmano appartenente a questa cosiddetta Al Qaida. Daremo, comunque, il benvenuto a chiunque voglia dimostrare il contrario, perché abbiamo la coscienza a posto», rassicura. Ma in viale Jenner la gente sopporta malvolentieri la convivenza, e la Lega continua a reclamare la chiusura del centro. È vicina la seconda tappa tra i problemi e le proteste della zona 9, che è seconda solo alla otto nella classifica del degrado, dei veicoli abbandonati e delle denunce per reati più o meno gravi stilata dalle forze dell’ordine. Il viaggio si ferma a viale Zara e Fulvio Testi, dove si annotano nell’ordine traffico e prostituzione notturna, ma anche spaccio, furti e solitudine nei nove casermoni Aler tra viale Testi e Sarca, al confine con Sesto San Giovanni. E i residenti reclamano anche il canale scolmatore di Niguarda, che eviterebbe l’allagamento di case e cantine a ogni temporale che comanda.
Il rischio sicurezza passa anche dalla Comasina, finita sulle cronache un anno fa per le auto della parrocchia incendiate e altri brutti episodi di criminalità. Ma anche dalle vie del divertimento, come via Valtellina e corso Como, dove all’inizio dell’estate la polizia è riuscita a fermare una rete di pusher, e l’attenzione è ancora molto alta. In entrambi i casi, è sempre sul punto di esplodere pure la convivenza tra discoteche e residenti: per i frequentatori che rimangono fuori dai locali a disturbare il sonno dei quartieri ben oltre l’orario di chiusura dei locali, e per le auto parcheggiate dove capita.
Bruzzano attende invece una vera e propria «rivoluzione urbanistica», stanno per nascere edifici residenziali al posto degli stabilimenti industriali Basf e Zucca, tre nuovi palazzi in via Urbino, Angeloni e Pesaro, 125 alloggi residenziali in via Vismara. E gli abitanti si chiedono: sarà in grado il quartiere l’impatto di tanti nuovi residenti, visto che i servizi - banche, scuole, supermercati, biblioteche, ristoranti - sono già scarsi ora? Ma si sentono parte di un progetto ancora incompleto anche i milanesi che abitano intorno alla Bicocca e agli Arcimboldi.

Agli studenti di ingegneria della Bovisa, in via La Masa, per ora basterebbe un sovrappasso per superare quello che chiamano «il nostro muro di Berlino», la stazione delle Nord che costringe chi va in auto all’ateneo a fare un lungo giro attorno allo scalo Farini per raggiungere il sottopasso di Villapizzone Fs.

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