Vicenza - Sì, pare proprio che ci sarà anche Beppe Grillo, il Maharishi Mahesh di Savignone di Genova. Dal vivo. In action. Zazzera e pupilla spiritate on the road. Stasera il comico ha in programma uno show a Pordenone; e insomma, buttato un occhio allo stradario ha detto ai suoi: che ci vuole a fare un salto a Vicenza, prima, a sparare attraverso il megafono qualche mantra ecologista e quattro dei suoi sberleffi marciando fra gli altri flagellanti?
Ma soprattutto: se è vero che a Vicenza si tengono le prove generali della «Guerra dei mondi», e forse ci saranno davvero anche i Tripodi col loro micidiale raggio laser, non è una scemata perdersi lo spettacolo?
Manifestazione (nella foto il percorso del corteo) «di portata storica», giura il questore Dario Rotondi. Il prefetto dispone addirittura il divieto di sorvolo sulla città. Ma no, «una cosa civile, democratica e festante. Mi auguro», sorride a denti stretti il procuratore Nelson Salvarani. Peccato solo per il vaticinio di quel menagramo del ministro dell'Interno, Giuliano Amato, che con un lessico insolitamente impervio, per un dottor sottile, ha parlato di «spezzoni di ostilità nei confronti delle forze dell'ordine».
Nel dubbio, la città si sta lentamente chiudendo in se stessa, come uno di quei lottatori di sumo che caricano sul baricentro per sostenere l'urto dell'avversario. Millequattrocento fra poliziotti e carabinieri, esclusi quelli in borghese. Riunione straordinaria del Comitato per l'ordine e la sicurezza, con la partecipazione di quattro decine di rappresentanti fra Cc, Ps, Gdf, VvFf, Procura, amministratori pubblici, Croce rossa, Ulss. Proclamate, da Prefettura e Regione, sedici ore di allerta negli ospedali per accogliere eventuali feriti e mazziati. Ricerca spasmodica di posti letto disponibili anche negli ospedali di Thiene, Arzignano e Bassano. La cabina di regia medica ospitata al San Bortolo. Ventitrè ambulanze pronte a muovere, di concerto con due dei quattro elicotteri salvavita che operano in Veneto. I donatori di sangue invitati a farsi sotto dalla Fidas. I duemila parà statunitensi della caserma Ederle guardati a vista, e invitati informalmente a tenere lontani i loro capelli a spazzola dal circuito a rischio; mentre i commercianti non sanno che pesci prendere e c'è chi, come il direttore dell'Associazione commercianti, Andrea Gallo, raccomanda serenità, e chi, come il presidente della stessa associazione, Luciano Pozzan, comincia a scocciarsi seriamente. «La gente deve capire - dice - che l'economia non funziona con le serrande abbassate, ma noi dobbiamo chiudere per difenderci». Chiudere, dunque? Sì, no, nessuno sa. Si lavorerà con una mano al cassetto e una alla saracinesca. Come i tassisti. Fino alle 9, le 10 del mattino non sarà difficile trovarne uno. Poi sarà lo squaglio.
Insomma una città sull'orlo di una crisi di nervi, si direbbe, che per prudenza decide di tenere anche le scuole chiuse. Al culmine della mattinata, intorno alla stazione ferroviaria, c'è una certa animazione. Sono gli operai dell'Aim che stanno spostando cassonetti, campane, bidoni e cestini. Entro domani, dicono, non ce ne sarà più nessuno lungo i tre percorsi della manifestazione. Paura della bomba, si chiama. Antagonisti, black bloc, fiancheggiatori, tifosi delle Br, contro militanti della Cgil, cattolici, scout, liberi pensatori, guru alla Grillo. Perfino agitatori delle coscienze e visionari come don Albino Bizzotto, vessillifero dei Beati Costruttori di pace, che invita a «riflettere sulla costruzione della nuova base alla luce dell'essere cristiani». Sì, forse finirà in niente, come pensa il procuratore e come ognuno si augura. E forse no.
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