nostro inviato a Vicenza
Guardate la scelta strategica della data e lora infame fissata per lavvenimento: il 18 luglio, un qualsiasi mercoledì lavorativo, fra le 12 e le 13.30, quando la temperatura ha lasciato quota 35 e decolla a motori imballati verso quota quaranta. E poi dite se quegli astuti margniffoni del governo non lhan fatto apposta. Puntavano ad evitare rogne e a far transitare la pillola senza eccessivi rimbalzi giù per il gargarozzo di chi preferirebbe veder rullare gli F16 Usa sul proprio piloro piuttosto che sulle piste daviazione vicentine. E ci sono riusciti.
Alle 12, alle imboccature della stradina che mena alla prefettura, dove si esibiva la loro bestia nera, abbiamo contato 71 contestatori, due striscioni, un megafono e una ventina di fischietti. Su, al quinto piano del palazzo del governo, lontano dai clamori che non ci sono, seduto accanto a un colonnello americano che ha più nastrini che giacca, cè lonorevole Paolo Costa (detto «il vergogna»), commissario straordinario del governo per lampliamento entro il 2011 dellaeroporto Dal Molin, dove farà tana la 173esima brigata dellesercito Usa attualmente sparpagliata fra la Germania e la caserma Ederle.
In strada, lo sparuto gruppetto di mormoratori di cui sè detto. Ma dove sono finite le migliaia di manifestanti di ogni credo e colore, con i vari Casarin e i piùcchecomunisti in testa, che una manciata di mesi fa avevano cinto dassedio la città richiamando i giornali e le tv di tutta la penisola? Possibile che abbia vinto la canicola e la voglia di mare?
«Colpa dei giornali e delle Tv - protestano i contestatori - che hanno passato sotto silenzio, o quasi, lappuntamento». Questo dicono Franca Equizi, consigliere comunale del gruppo misto, ex Lega Nord, e la cittadina Mauretta Rigo (mentre prega il cronista di scrivere che in piazza ci sono «almeno un centinaio di persone»). Questo ribadiscono i cittadini Giampietro Xotta e Carlo Lovato e gli altri 67 divisi sui due spezzoni di stradina che tange la prefettura.
«Prodi peggio di Mussolini», certifica Carlo Lovato. «Ipocriti, falsi, manipolatori», accusa la signora Anna (il cognome no, meglio non scriverlo). «Lallargamento della base, come la chiamano lorsignori, mentre invece si tratta di una seconda base vera e propria, è una tragedia annunciata, come il Vajont. Ma nessuno ne parla, perché linformazione è nelle mani degli industriali e delle banche che contano di lucrare sul progetto». «In America la legge prescrive che gli insediamenti militari siano ad almeno ottanta miglia dalla prima abitazione civile. Mentre qui, la nuova caserma sorgerebbe a un chilometro e mezzo dalla basilica palladiana. Il professor Costa parla solo coi sindaci e con la stampa. Perché non viene in Consiglio comunale a confrontarsi con la Commissione Territorio? Perché non va al presidio, al Dal Molin, a confrontarsi con i cittadini?». Insomma, il canovaccio di sempre.
Su, in prefettura, non è che poi ci sia questa gran notizia. Cè solo lannuncio che tutto procede secondo la volontà del governo Prodi, e che la gara dappalto per la realizzazione della nuova base è stata infine autorizzata. Entro tre mesi si dovrà scegliere a chi affidare i lavori, mentre i concorrenti (ecco la gran concessione a chi la base non la vuole) dovranno proporre la realizzazione di un progetto a est del Dal Molin, come vogliono gli americani, ma anche un progetto a ovest dellattuale struttura, come chiedeva la giunta del sindaco Enrico Hullweck. Ambiente, paesaggio, leggi, tutto sarà rispettato rigorosamente, promette Paolo Costa. Sul tavolo, le famose «compensazioni», come per chiedere scusa del disturbo ai vicentini. Per cominciare, una tangenziale a nord della città pagata dal governo italiano e americano.
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