Il vicepremier attacca «il Giornale»: la Margherita non si scioglie. Ma Bordon e Soro confermano: la formazione morirà lo stesso giorno di nascita del Pd Partito democratico, l’ira di Fassino sui Dl Dura telefonata del segretario Ds a Rutelli: per noi

Quercia scavalcata, sparisce il percorso a due verso il nuovo soggetto politico

da Roma

Buon Natale, Piero. Buon Natale un piffero, Francesco. «Che mi hai combinato? Sia chiaro che l’agenda al mio partito la detto io». Partita male, continuata peggio, la telefonata natalizia tra Francesco Rutelli e Piero Fassino dopo che la Margherita quatta quatta - in una direzione che qualche stesso partecipante ha definito «carbonara» - ha ratificato l’accordo sulla mozione unitaria. Un accordo che fa compiere ai Dl un passettino in avanti in più, rispetto ai Ds, soprattutto sul linguaggio e sui tempi. «Perdere l’autonomia politica» non sarà proprio come scrivere «ragazzi, addio, si chiude!», però è certo più chiaro dei ghirigori e degli sghiribizzi escogitati dal povero Fassino per portare il maggior numero possibile dei suoi al di là del guado. «È sempre più evidente che la clausola di dissolvenza va formalizzata anche da noi - commenta Cesare Salvi, leader della sinistra ds -. Il tempo delle chiacchiere è finito, basta imbrogliare e pasticciare... Si abbia il coraggio di dirlo: un giorno dopo o un anno dopo, la sostanza non cambia. Quello di primavera sarà l’ultimo congresso della Quercia».
Ma se il nascituro Partito democratico avrà un tempo di gestazione che varia tra quello del cavallo (11 mesi) e quello dell’elefante (22 mesi), ciò non toglie che lo scioglimento di Margherita e Quercia sia un «evento naturale, lapalissiano», come precisa il parisiano Willer Bordon. «Non si può essere, come quella signora, soltanto un po’ incinta... O cadaveri morti, ma soltanto un pochino. Il partito morirà lo stesso giorno di nascita del Pd, adesso è finalmente chiaro. Si è sgombrato il campo dai fantasmi, si è stabilita una via d’uscita unica, in maniera che non si possa più tornare indietro. Così come accadde con i Democratici: ricordo che quando Parisi lo precisò, il rutelliano Gentiloni ne apprezzo il coraggio...».
Già, ma il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare. E come il lettore apprenderà nella notiziola qui a lato, il titolo della notizia riportata ieri dal Giornale non è piaciuto al leader dielle. «In verità, il titolo è un titolo - si sorprende Bordon -. E non capisco il perché di tanta fibrillazione. O avevamo ragione noi a temere il rischio di restare a metà del guado, o non ce n’è motivo...».
In effetti, non è la prima volta che Rutelli smentisce Rutelli (primo firmatario di entrambe le mozioni, quella ritirata e quella integrata), come spiega un esponente della direzione che preferisce l’anonimato (vista la fibrillazione, ne sono comprensibili i motivi). La vecchia mozione recava infatti un passaggio, eliminato grazie ai parisiani, nel quale si parlava di «percorso affiancato» di Ds e Dl verso il nuovo partito. Era frutto di un accordo di massima, tra Fassino e Rutelli, affinché fosse lasciata una porta aperta alla federazione. Chiaro il motivo dell’irritazione fassiniana di ieri, visto che ormai il patto è rotto e i cocci sono sotto la Quercia. Senza che Rutelli neppure si premurasse di avvisare il segretario «gemello». «Non c’era bisogno, io e il ds Migliavacca ci sentiamo una volta al giorno», minimizza il coordinatore dielle, Antonello Soro, che non manca di rilevare la correttezza dell’articolo del Giornale. «Il titolo? Il titolo l’ho tenuto da parte, così lo mostro a Parisi ogni qualvolta viene a chiedere di più...», celia. E ripete per l’ennesima volta che resta in piedi l’agenda di Orvieto: congressi contemporanei in primavera, assemblea costituente ai primi del 2008, primo congresso del Pd prima delle Europee del 2009. Chi comanderà nella prima fase intermedia è ancora da decidere e discutere. Di sicuro, per la segreteria ds, ora la strada si fa ancora più ripida. «Io credo che non debbano esserci fibrillazione neppure dentro la Quercia - dice l’ottimista Bordon -, l’importante è che anche loro stabiliscano con chiarezza l’approdo al Pd, poi il percorso sarà per gradi...».

Tanto ottimista, Bordon, da vedere l’ala sinistra a proprio agio dentro il Pd, e persino Mussi nelle vesti «dell’americana Nancy Pelosi... L’importante, anche per noi, è non cedere alle derive moderate e credere nel rinnovamento della politica».

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