Vieri dice basta. Ma per un paio d’ore

L’ha confessato in tribunale. E tutti a pensare: magari è la volta buona. Soprattutto perché detto davanti a un giudice e alla fidanzata. Meglio non scherzare con nessuno dei due. Anche se i giudici (nel senso di arbitri e giudice sportivo) lo hanno sempre messo in difficoltà, più delle fidanzate. Bobo Vieri ha detto che lascia il calcio. Per la verità ce n’eravamo (noi mondo di suiveurs, guardoni e tifosi) già accorti due-tre anni fa. Dunque non è una novità, semmai una conferma. Lascia, spiega lui, «perché non ho più voglia e non sono tentato nemmeno dall’estero». La ragione non fa una grinza. Ma siete sicuri che all’estero lo avrebbero voluto? Boh!
Di solito quando un campione, e Vieri per anni, e a modo suo, lo è stato, alza bandiera bianca, si sventolano i fazzoletti, si cerca la lacrimuccia della nostalgia e lo si ricopre di buone parole e simpatici ricordi. Ma sarebbe fargli un torto. Vieri è stato un antipatico (tranne per gli amici) burberone, un po’ rozzo come nel modo di giocare, le interviste spesso si risolvevano in grugniti. I giornalisti? «Gente che alla mattina non può guardarsi allo specchio. Sono più uomo io di molti di voi messi insieme» sentenziò. Una volta, un giornalista definito spazzatura, gli rispose. «Invidio il tuo cervello, perché è semi nuovo. Non lo usi mai».
Meglio ricordare i gol in campionato che sono tanti (123) e le partite che sono il segno di una vita (190), vent’anni di calcio, i successi (non tanti, per esempio un solo scudetto) e gli insuccessi che sono molti di più, i soldi incassati che sono valanghe e quanto è costato lui, dai 50 miliardi spesi dalla Lazio ai 90 sborsati da Moratti. Fino alle occasioni mancate: il riscatto con il Milan dopo un addio non proprio in sintonia con l’Inter, l’infortunio traditore che gli ha impedito di partecipare al mondiale 2006.
Sembra una frase fatta, ma Vieri è stato davvero di tutto e di più. Per anni un killer d’area da far girare la testa non solo alle donne. Spericolato avventuriero, ma nei momenti difficili professionista integrale: la contraddizione al potere. E ieri era in tribunale per la peggiore delle sue storie di vita: una causa tra lui, l’Inter e Telecom per una presunta attività di spionaggio ai suoi danni. L’Inter lo avrebbe fatto spiare. Lui c’è rimasto malissimo, tanto da finire in depressione. Si è vendicato chiedendo un risarcimento di 21 milioni ed ha rivelato al giudice che era la Telecom a sborsare il 30% del suo ingaggio in qualità di testimonial: «Per pagare meno tasse». Il destino spesso ti infila coltelli alla schiena. Fra Bobo e l’Inter si è sviluppata la storia più lunga del suo girovagare pallonaro tra Bergamo e Pisa, Ravenna e Venezia, Torino e Madrid (Atletico), Roma, Monaco, Genova, Firenze. Eppure è finita peggio che mai. Con quello sgarbo, l’accasarsi seppur breve con il Milan, parso proprio il lancio degli anelli fra due ex amanti. «Ma dopo la storia di spionaggio, dal 2006, Bobo soffre di insonnia», ha raccontato tormentata Melissa Satta, la fidanzata. Oggi Vieri ha 36 anni e forse qualcosa sarà maturato, nel carattere e nella zucca, ma quell’andare al massimo quasi sempre fuori del campo aveva giustamente preoccupato Moratti che, su di lui, aveva impiegato un più che discreto capitale. Difficile che qualcuno pensi di far pedinare Kakà o Cambiasso.
Ecco, tutto questo frullare di “odi et amo” con le sue squadre, quel vai e vieni delle ultime stagioni tra infermerie e spogliatoio, tra cambi di casacca e di città, sono stati il segnale della decadenza fisica e calcistica.

Lo splendore rimarrà nelle cineteche, nei filmati, nelle foto dei suoi gol e del suo strapotere fisico. E tanto basta.
PS. Ad articolo già scritto, Vieri, o chi per lui, ha annunciato di averci ripensato. «Era solo un pour parler». Pazienza, questo varrà per la volta buona. Tanto non tarderà.

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