da Milano
Per la Cassazione è vietato emettere più di un decreto di espulsione nei confronti di un clandestino. Ne basta uno perché, se limmigrato fosse trovato una seconda volta senza documenti (non obbedendo così allordine di lasciare il Paese), sarebbe processato e condannato più volte per lo stesso reato. Questo il senso della recente sentenza della Corte di Cassazione. I decreti di espulsioni non sono «reiterabili» da parte del questore. La Suprema Corte sottolinea che lintento del legislatore, nel varare le norme sull'immigrazione irregolare, è quello di garantire l'esecuzione effettiva del decreto di espulsione e non quello di «innescare una spirale di condanne». In questa maniera i supremi giudici hanno dato un altolà al proliferare dei decreti di espulsione che finiscono per aggravare il lavoro dei tribunali.
La Cassazione, poi, invita le autorità competenti ad adoperarsi di più per far eseguire i rimpatri. Se così non fosse, osserva la Cassazione, si finirebbe con «innescare una spirale di condanne ed esasperare la carica criminogena della normativa sullimmigrazione clandestina, la cui reale ratio va identificata, piuttosto, nell'intento legislativo di assicurare leffettività dellallontanamento dal territorio italiano dello straniero».
Questo verdetto della prima sezione penale è stato emesso in seguito al ricorso con il quale la procura della corte di appello di Brescia ha protestato per lassoluzione impartita dal tribunale bresciano a un clandestino, Fred I., che era stato sorpreso, nuovamente senza documenti, e senza aver obbedito a un precedente decreto di espulsione. A Fred era stato «inflitto» un nuovo decreto prefettizio per «inottemperanza alla precedente intimazione del questore di Rovigo». Il tribunale, oltre ad assolvere Fred con la formula «perché il fatto non sussiste» aveva anche disapplicato il secondo decreto espulsivo. Questa decisione è stata appellata dalla procura bresciana. Ma l'orientamento richiamato dal pm di Brescia è stato, adesso, «rimeditato» da piazza Cavour che ha rigettato il reclamo del pubblico ministero.
Immediato lallarme di Gabriele Longo, segretario generale dellUnione Nazionale che raccoglie i giudici di pace: «La maggior parte dei casi di cui mi occupo riguarda clandestini recidivi. Con questa sentenza saremo costretti a rivedere migliaia di casi. Siamo davanti ad un verdetto che non affronta lemergenza immigrazione. Così si rischia di dover fare una sanatoria per migliaia di immigrati».
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