Vietato celebrare il Natale in una scuola di Saragozza

Gli insegnanti non vogliono ferire la sensibilità dei ragazzi musulmani. Lo scorso anno vietati i canti con temi religiosi

da Saragozza

Più di duecento firme raccolte per dire «no». Genitori e alunni non ci stanno. Con la loro protesta vogliono contrapporsi alla decisione presa dalla scuola pubblica di Saragozza, in Spagna. Quest’anno niente feste per celebrare il Natale. Niente presepe, niente recita scolastica di fine anno, niente decorazioni nelle aule. Niente che possa in qualche modo turbare la sensibilità di quei tanti alunni di altre religioni. Il Natale è troppo cristiano, troppo occidentale e a questo punto anche un po’ troppo scomodo. Potrebbe entrare in collisione con le coscienze degli altri. Sembra assurdo, ma è proprio così.
«Non abbiamo spazio per tutti, quindi abbiamo deciso di abolire anche la festa cristiana», si sono giustificati i professori.
Quello che in realtà preoccupa maggiormente le famiglie però è che questa non sarebbe la prima volta in cui una festa della tradizione religiosa cristiana sia stata cancellata. «Già lo scorso anno - spiega una mamma del consiglio dei genitori - la scuola aveva deciso di cancellare dal programma i canti con chiaro contenuto religioso sostituendoli con canzoni natalizie in inglese e racconti sull’inverno.
Oltretutto quest’anno con la sospensione totale della festa non ci sarà nemmeno la distribuzione dei regali che invece c’era per gli altri anni. «Io non voglio in nessun modo mancare di rispetto ai bambini musulmani, ma non vedo perché dobbiamo togliere una delle gioie più grande che i nostri bambini aspettano tutto l’anno». Molte restano le perplessità. «Allora perché stiamo celebrando Halloween?» continua un altro genitore. Alcuni membri del Partito Popolare hanno accusato la scuola di «promuovere una linea laica a senso unico».

È l’ultimo episodio di una Spagna in conflitto con la propria identità e circondata da una nuvola di relativismo. Il rispetto delle minoranze rischia così di cancellare le tradizioni storiche del Paese. «I più scontenti - dice una mamma - sono purtroppo i bambini».

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