Vietato censurare il Pupone: è omissis

Rubandolo chiaramente a Ilary, Sandro Mazzola ha lanciato con frequenza ossessiva lo slogan per Totti: «L'importante è che ci provi». In scia al Baffo c'è tutto un solerte comitato di solidarietà nazionale. Galeone, riesumato improvvisamente dalla Rai, forse perché i centoquaranta commentatori tecnici mandati in Germania erano un po' pochini: «Totti è in crescita, deve giocare sempre». E Dossena, grande specialista di calcio africano: «Bisogna insistere su Totti, anche perché il peggio è passato». Di fronte a quest'ultima, che effettivamente è grossa, il vecchio leone Tardelli - per inciso, il più lucido, il meno ruffiano: voto 9 - non è riuscito a restare zitto. «Per la verità, il peggio viene adesso».
È chiaro: in Italia si possono massacrare Fassino e Berlusconi, si può persino attaccare il Papa, ma è tassativamente vietato sfiorare Totti. Eppure, a costo di ridursi a girare Roma con la scorta, la questione va affrontata. Ovviamente non si parla di Totti, ma di questo Totti. Se adesso persino ciccio Ronaldo segna due gol, cosa onestamente dovremmo dire del nostro Pupone, che in tre partite vanta soltanto un tiro decoroso, deviato in angolo dal portiere? Dovremmo dire semplicemente quello che pensiamo, e cioè che il Totti tedesco risulta impresentabile. Cioè dovremmo essere sereni e sinceri come quando diamo schiaffi sulle orecchie a De Rossi, oppure diciamo che Lippi quanto meno inquieta, se dopo due anni di testardo modulo a due punte improvvisamente ribalta tutto e si presenta solo con Gilardino. Giudizi e dibattiti sportivi, seri sin che si vuole, ma pur sempre sportivi. Il problema è che Totti, in Italia, rappresenta un eterno omissis: come nei dossier segreti, come nelle inchieste più scottanti. Proibito toccarlo.
Da qui, l'indefessa opera del cordone sanitario che gli hanno costruito intorno. Bisogna dargli fiducia, giocando crescerà, questa nazionale non può prescindere dal suo leader. E pazienza se siamo ormai alla quarta partita, e pazienza se più in generale il leader Totti ha già fallito il Mondiale di Corea e l'Europeo portoghese. Bisogna aspettarlo. Sopportando persino i patetici tentativi di cucchiaio, che magari esalteranno ancora i circoli ultrà di Centocelle, ma che sugli scenari planetari del Mondiale suscitano soltanto mestizia.
Certo, Totti ha un'attenuante enorme: viene da un infortunio gravissimo. Ha fatto di tutto per recuperare. Merita un caloroso bravo. Ma purtroppo bisogna anche dire che l'operazione-recupero non è riuscita: questo Totti è una presenza impalpabile, come dimostrano due mezze partite giocate in undici contro dieci senza notare la differenza, trattandosi in realtà di dieci contro dieci. Davanti a simili spettacoli, il pensiero corre rispettoso a Del Piero, che abbiamo dato come lento, goffo, finito per molto meno. Ingiustizia da Ministero delle pari opportunità.
Al momento, la questione resta invece nelle esclusive mani di Lippi. Il quale, imperterrito, insiste nella sua missione impossibile: esportare al Mondiale il Totti dell'Olimpico. Se tanta insistenza avrà un suo ritorno, lo capiremo già con l'Australia.

All'affetto, più che sul campo, Totti ha comunque risposto fuori dal campo. Una promessa, che vuole suonare anche un po' come minaccia: finito il Mondiale, darà l'addio alla nazionale. Un sentito grazie per la riconoscenza. Però stia tranquillo, non sarà uno choc: al vuoto ci ha già abituati.

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