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Vigilia derby di Milano Il "guru" del basket dà i voti agli allenatori

Ettore Messina dà le pagelle ai due tecnici rampanti di Milano: "Allegri ? Ha dovuto conquistare anche il suo presidente. Leo ha avuto poco tempo ma ha riequilibrato la squadra"

Vigilia derby di Milano 
Il "guru" del basket 
dà i voti agli allenatori

Buongiorno Ettore Messina, guru dei tecnici del basket e non solo. Giovane ancora ma già molto decorato, provi a dare un’occhiata agli allenatori di Milan e Inter e faccia un po’ di pagelle... In fondo è stato uno come loro: rampante e ambizioso, ma ha scalato il vertice vittoria dopo vittoria, in nazionale e nei club. Ci si ritrova? «Li capisco. Quando ti ingaggiano i grandi club ti dicono: benvenuto al problema. E a quel punto comincia il casino. Però quei due hanno grandissime capacità».

Fra l’altro lei è tifoso del Milan, vedrà il derby?
«Veramente in questi giorni sono a San Antonio, Texas: full immersion fra allenamenti e partite di Ginobili, Duncan, Parker e soci. Però ho detto a mia moglie di registrare la partita».

Torniamo a quei due: il più moderno?
«Macchè, entrambi hanno tratti d’antichità. Allegri si è fatto dalla gavetta, ha dovuto e deve sfondare un muro di diffidenza, compresa quella del presidente che l’ha ingaggiato. Un cammino già visto».

Leonardo?
«Ricorda i miei inizi. Lui è partito da giocatore. Io, alla Virtus, ero stato preso dall’avvocato Porelli come allenatore delle giovanili: l’ambiente immaginava che ne avrei preso l’eredità in società, per questo mi fecero fare un percorso manageriale. Sono i casi in cui ti danno l’opportunità di avere successo e devi sfruttarli».

La qualità per allenare alle grandi sfide?
«La più importante, devi essere d’aiuto a 20 persone nel vivere lo stato emotivo della sfida: perchè non siano ipercarichi o troppo preoccupati. Devi trovare l’equilibrio per un partita che vivi almeno 10 volte prima di giocarla. Il ruolo del tecnico è questo: modo di allenare, modo di reagire a qualche errore in allenamento o ai momenti difficili».

Il più tranquillo?
«Allegri mi dà l’impressione di essere uno che si arrovella dentro. Sarà per quella faccia tirata... Lo apprezzo molto, non è facile».

Zaccheroni dice che Leonardo, passando da una panca all’altra, è diventato tarantolato...
«Vero, vive gol e partita in modo esagerato. Certamente c’è anche il desiderio di essere accettato dall’ambiente. Magari è così perchè vive in un ambiente in cui si sente condiviso. Magari è il suo modo di farti capire di essere contento di stare all’Inter».

Sì, la solita storia del vivere con gioia e amore... La racconta sempre.
«E io mi domando: ma ogni tanto non ti girano...?»

Qualcuno dice che sia stato furbo a coccolarsi Mourinho...
«Non penso a un fatto calcolato. Almeno mi auguro. Ma guardi, Mou è unico per come si cala nel conflitto e nella tensione: maestro nel gestirli e provocarli. Ha una lucida strategia. E in più, seguendolo da vicino, ho notato la grande meticolosità con cui prepara una partita. Lo dico da tecnico che si picca di agire in uno sport molto scientifico».

Chi è il mister simpatia?
«Hanno modi diversi di essere simpatici. Però Allegri ha compiuto scelte in solitudine, importanti e difficili. Facendo lo stesso mestiere, lo capisco. Stimo molto chi si è giocato tanto».

Il più astuto?
«Leo, da giocatore, aveva anche genialità. E dentro ha ancora qualcosa. So bene che pure Allegri è stato bravo. Ma questo di più e mi auguro non faccia qualche furbata».

Il migliore nella tattica?
«Per forza Allegri. Ha rivoluzionato la squadra. Dato equilibrio, sacrificando Ronaldinho: sono state scelte tattiche molto importanti».

L’oscar allo psicologo?
«Entrambi riescono ad avere forte connessione con i giocatori. Sono giovani, non possono imporsi allo spogliatoio. Allora significa che sono entrati nello spogliatoio. Avranno anche alzato la voce, ma vedi che la squadra li segue».

Dove si vede?
«Quando la squadra gioca a scatti, meccanicamente, significa che i giocatori si fidano poco di quello che stanno facendo. Pensano troppo, prima di fare. Se, invece, il gioco corre fluido, gli uomini si trovano ad occhi chiusi, funziona l’automatismo. Prenda il Barcellona: vedi la palla come nel flipper. I giocatori sanno già che il compagno sarà dove la spediscono. Quello è il segnale».

Chi ha dato miglior impronta personale?
«Allegri ha avuto più tempo per lavorarci: ha provato, cambiato, riassestato. Leo ha solo riequilibrato la squadra».

La miglior dialettica?
«Leonardo è più espansivo, comunicativo. Gira un po’ in tondo. Allegri va direttamente al punto».

Conterà l’esperienza?
«L’esperienza è la somma di errori che hai fatto. Come dice il grande Tanjevic. Non a caso chi arriva e fa bene, è più sereno».

Da allenatore, quale vorrebbe fossero i personaggi di questo derby?
«Spero negli attaccanti e centrocampisti del Milan, così fanno più gol. Mi fido molto di Gattuso e Seedorf. Temo molto Sneijder ed Eto’o».

Senza Ibra...
«Sarà interessante per vedere come reagirà la squadra. Questi grandi giocatori mettono sempre alla prova anche l’allenatore. Basta un’occhiata per capire se li convinci o viceversa».

Nel basket quali sono stati il suo Ibra e il suo Eto’o?
«Ibra come Danilovic: sempre incazzato col mondo. Eto’o come Ginobili: misto di tecnica e atletismo, due per cui la legge di gravità fa un’eccezione».

E come sogna il suo derby da tifoso?
«Con ritmo, dove la palla corre più degli uomini».



Risultato?
«Il sogno: vince il Milan 1-0, su rigore al novantesimo».

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