Vigna: carica troppo alta per i reati che ha commesso

da Milano

La nomina istituzionale è troppo importante in proporzione ai reati commessi da D’Elia. Sulla vicenda non ha dubbi Pier Luigi Vigna, il magistrato che seguì le indagini su Prima Linea. Intervenendo al convegno sul terrorismo, organizzato dal sindacato di polizia Sap, Vigna è entrato nel merito della storia processuale di D’Elia negli anni di piombo. L’attuale neosegretario alla presidenza della Camera, sostiene Vigna, «non fu condannato in base alla passata dottrina di emergenza dell'epoca per cui un dirigente era ritenuto responsabile dei delitti commessi sul territorio. Lui è stato assolto per 45 reati e questo dimostra che i giudici hanno verificato a fondo le sue responsabilità personali. E lo hanno condannato per il delitto Dionisi, per sequestro di persona e per uno dei più grossi attentati con esplosivo avvenuti in quegli anni a Firenze». L'ex procuratore nazionale antimafia ha quindi fatto un lungo elenco degli omicidi e degli attentati compiuti da Prima Linea tra il 1976 e il 1979 ed ha aggiunto: «Trovo che sia improprio che ad una esponenzialità non negata in campo terroristico possa corrispondere una esponenzialità in campo istituzionale. Non discuto l'elezione di D'Elia, ma l'alta esponenzialità». Secondo Vigna, «lo Stato, negli anni, è stato molto generoso con i terroristi».


Ieri, intanto, il Sap ha organizzato a Firenze una raccolta di firme con l’obbiettivo di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per escludere dalle candidature, per ogni tipo di elezione, chi è stato condannato per reati gravi.
A Roma invece, Bruno Berardi, presidente della sezione romana dell'associazione vittime del terrorismo e figlio di un poliziotto ucciso dalle Br nel '78, è stato protagonista di una protesta davanti a Montecitorio.

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