Vignette, violenti scontri e morti in Pakistan

Fausto Biloslavo

Riesplode la protesta violenta contro le vignette satiriche su Maometto. In Pakistan è stata presa d’assalto la zona delle ambasciate a Islamabad e ci sono stati scontri e vittime a Lahore; a Teheran hanno lanciato molotov e pietre contro le rappresentanze diplomatiche britannica e tedesca, mentre in Irak, il consiglio municipale di Bassora, il più importante capoluogo del sud, ha chiesto il ritiro delle truppe danesi.
La polizia pachistana ha dovuto usare ieri le maniere forti per difendere la zona delle ambasciate a Islamabad da un corteo di estremisti islamici, composto da circa 4mila persone, organizzato dai partiti religiosi, all’opposizione del governo di Pervez Musharraf. Gruppi di giovani attivisti hanno scavalcato il muro che difende il perimetro delle sedi diplomatiche riuscendo ad aggirare le forze dell’ordine. Secondo la tv araba Al Jazeera i facinorosi si sono diretti verso l’ambasciata americana, assediando i dipendenti che si erano barricati negli uffici. In realtà i manifestanti non sono mai riusciti a penetrare nelle ambasciate occidentali, perché le forze dell’ordine sono intervenute caricando e lanciando lacrimogeni. Nella città orientale di Lahore, le manifestazioni sono state più violente. Quindicimila estremisti islamici, al grido di «morte all’America» e «morte alla Danimarca», hanno colpito qualsiasi simbolo occidentale che capitava a tiro. Ne hanno fatto le spese un McDonald, la sede di una compagnia norvegese di telefonia mobile e il ristorante di una catena occidentale. La polizia ha sparato in aria e ha utilizzato gli idranti per disperdere la folla inferocita. Due uomini sono rimasti uccisi, davanti a una banca, da una guardia giurata. La polizia ha arrestato una cinquantina di persone e sul terreno sarebbero rimasti decine di feriti. Si tratta delle manifestazioni più violente organizzate in Pakistan, da quando è esplosa la crisi delle vignette su Maometto.
Sassi, petardi e un paio di bombe molotov sono stati gettati ieri contro le ambasciate di Gran Bretagna e Germania a Teheran. Circa duecento manifestanti si sono scagliati contro la sede diplomatica inglese, ma la polizia è riuscita a tenerli a distanza. Ma i contestatori sono riusciti a lanciare oltre il muro di cinta una molotov, che è esplosa nel cortile dell’ambasciata, provocando pochi danni e tante ovazioni nello sparuto corteo. Una cinquantina di manifestanti ha dato luogo a una protesta analoga davanti all’ambasciata tedesca. «Tedeschi siete fascisti e servi del sionismo», «Europa, Europa questo è l’ultimo avvertimento» hanno urlato gli estremisti lanciando pietre e mortaretti contro la sede diplomatica.
Gettando ulteriore benzina sul fuoco la Fondazione dei martiri di Teheran, che già aveva messo una taglia di 2,8 milioni di dollari sulla testa di Salman Rushdie, ha ricordato che la «caccia» allo scrittore anglo-indiano è ancora aperta. Nel 1989 era stato lo stesso ayatollah Khomeini a emettere una «fatwa» che condannava a morte l’autore dei celebri Versetti satanici, reo di aver criticato il Corano.
Anche in Irak la crisi delle vignette ha avuto i suoi effetti negativi. Il Consiglio municipale di Bassora, la principale città del Sud, ha chiesto il ritiro delle truppe danesi, fino a quando il governo di Copenaghen non avrà presentato le scuse. Immediata la risposta del governo danese che ha seccamente respinto la richiesta. In Irak, sotto comando britannico, ci sono 530 soldati danesi. Nel Nord del Paese la fazione islamica curda ha organizzato una manifestazione di protesta a Erbil chiedendo che l’Irak tronchi le relazioni diplomatiche e commerciali con la Danimarca.


«La libertà di espressione non è negoziabile», ha affermato in un’intervista il presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso esprimendo solidarietà e sostegno alla Danimarca. Barroso si è detto «irritato» nel vedere le immagini degli assalti quotidiani alle ambasciate occidentali nel mondo arabo.

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