Cultura e Spettacoli

Da Villa Ottolenghi al Giappone la preziosa eredità di Carlo Scarpa

Il nome e l’opera di Carlo Scarpa continuano ad essere circondati, nell’ambito dell’architettura contemporanea, da un alone mitico e non soltanto per il prestigioso Premio Scarpa (un po’ il Nobel per il giardino), istituito dalla Fondazione Benetton di Treviso e che l’anno scorso, giunto alla diciottesima edizione, è stato assegnato al complesso memoriale di Jasenovac, al confine tra Croazia e Bosnia: un campo di concentramento del governo croato ustascia tra il 1941 e il 1945, trasformato in luogo di memoria dall’architetto serbo Bogdan Bogdanovich nel 1960, miracolosamente evitando la retorica dell’allora imperante governo titino. Presidente degli architetti jugoslavi e in seguito duro oppositore di Milosevich, Bogdanovich ha creato un luogo di riflessione e ricordo respingendo ogni allusione all’odio e alla vendetta.
Scarpa, grande mago del dettaglio; insuperato maestro di rigore. Ultimamente, la casa editrice Electa ha pubblicato due interessanti volumi dedicati all’architetto veneziano: il primo di Mario Pierconti, Carlo Scarpa e il Giappone (pagg. 114, euro 30), mette in luce il singolare rapporto di Scarpa con il paese del Sol Levante, rapporto suggellato dalla morte improvvisa, avvenuta a Sendai nel 1978. Il libro trova il momento centrale nel primo viaggio di Scarpa in Giappone avvenuto nel 1969. Per l’architetto si tratta di una data importante, in quanto proprio a cavallo del viaggio egli progetta il suo capolavoro, la Tomba Brion di San Vito d’Altivole. In effetti, pur giungendo la conoscenza diretta solo in anni avanzati, Scarpa conosceva bene il senso della tecnica e della tradizione costruttiva nipponica, accostata mediante rari volumi e manuali conservati nella sua biblioteca. Oltretutto proprio questa attenzione sembra avvicinare l’opera di Scarpa a quella di un altro grande maestro dell’architettura moderna, Frank Lloyd Wright, egli pure molto vicino al Giappone. Di particolare interesse riesce la pubblicazione di una nutrita selezione delle foto scattate da Scarpa in Giappone (ma anche in Cambogia, Thailandia, Hong Kong).
L’altro testo, Carlo Scarpa. Villa Ottolenghi, si deve a Francesco Del Co (pagg. 128, euro 42) e costituisce il primo studio monografico dedicato all’edificio sul lago di Garda, presso Bardolino, commissionato nel 1974 all’architetto che viveva la sua piena maturità. In realtà, Villa Ottolenghi, una delle opere più significative dell’architetto, avvia una nuova fase dell’opera scarpiana, ancora tutta indirizzata alla sperimentazione e alla ricerca.

Il libro ne ricostruisce l’iter progettuale dai primi schizzi, ai disegni esecutivi, fino alla campagna fotografica eseguita appositamente da Dida Biggi.

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