da Roma
Lo «schiaffo» al Tar di Catania arriva dal Viminale. La sfida degli etnei con la Roma si giocherà sul campo neutro di Lecce e a porte chiuse, come era stato già deciso la scorsa settimana. Nella battaglia contro il Tribunale siciliano, che mercoledì aveva accolto il ricorso degli abbonati rossoblù danneggiati dal fatto di non poter assistere alle partite interne del Catania, la Figc trova come primo alleato lOsservatorio del ministero degli Interni. Che disinnesca la miccia sul nascere. «La partita è a rischio 3, ovvero il massimo livello, quindi si invita il prefetto di Lecce a disporre la disputa della gara in assenza di pubblico», il dettato che parte da via Panisperna. Una decisione prevedibile, nata dallanalisi specifica compiuta sulla storia e sugli avvenimenti legati alle tifoserie. In più al prefetto della città salentina è stato inviato un dossier che ricorda le dichiarazioni di fuoco dellOlimpico, al termine del match di andata.
A Catania la parola che circola tra i tifosi è «complotto», lamministratore delegato del club etneo si morde la lingua («ci andrei giù pesante se commentassi tale situazione, dico solo che continuiamo ad essere considerati come una città di serie B»). Soddisfatto il presidente della Figc Abete, che spiega comunque come il cammino della Federcalcio e della Lega sarà su binari diversi rispetto alle decisioni dellOsservatorio. «Non vogliamo nessun braccio di ferro con il Tar di Catania - dice Abete -, lobiettivo è rivendicare lautonomia dellordinamento sportivo. La legge 280 del 2003 chiarisce bene i limiti dellintervento della giustizia ordinaria (solo Tar del Lazio e Consiglio di Stato possono pronunciarsi su questioni sportive)».
Superata lemergenza, il problema si riproporrà il 22 aprile, quando il Catania giocherà la prossima sfida casalinga con lAscoli. E lì non ci saranno rischi di ordine pubblico, ma la Figc conta di aver presentato il controricorso e di avere dunque un ulteriore appoggio normativo per spegnere qualsiasi velleità di scontro fra tribunali.