Politica

Il Viminale: sono 5.266 le schede contestate

Cicchitto: «Prodi avrebbe dovuto chiedere il controllo per primo». La Russa: molte irregolarità ai seggi

Anna Maria Greco

da Roma

Il Viminale riconosce l’«errore materiale» sulle schede contestate e riduce drasticamente il numero: tra Camera e Senato da 82.850 si scende a 5.266 e per Montecitorio in particolare, dove l'Unione supera la Cdl di soli 25.000 voti, si passa a 2.131 da 43.028. Il grande equivoco sarebbe nato dalla somma delle schede contestate con quelle bianche o nulle, fatta per sbaglio da alcuni uffici elettorali circoscrizionali.
L’Unione grida vittoria, sostenendo che questo rende irreversibile il risultato elettorale, confermato anche dalla verifica negli uffici circoscrizionali sui voti contestati e dal voto elettronico. Il centrosinistra attacca il Viminale per non aver diffuso prima i dati corretti, favorendo le «strumentalizzazioni». Ma per la Casa delle libertà il macroscopico errore confessato dal ministero dell’Interno dimostra quanto siano provvisori i dati e quanto sia necessario andare cauti prima della verifica completa dei risultati delle urne da parte dei magistrati.
«È chiusa la partita - dice il leader dell'Unione Romano Prodi - è ora che si riconosca la vittoria e si vada avanti». Per i Ds «la montatura di Berlusconi e Forza Italia è definitivamente smascherata». Il leader della Margherita, Francesco Rutelli, vuole voltare pagina: «È il momento di rasserenare il Paese: chi ha vinto sia messo nelle condizioni di governare, nell'interesse generale dell'Italia». L’Ulivo afferma che le elezioni sono state regolari e che Silvio Berlusconi dovrebbe chiedere scusa, mentre Verdi ed estrema sinistra lo invitano a congratularsi con Prodi.
La Cdl, però, insiste nel tenere sulla corda il polo avversario. Non ammette che i giochi siano chiusi. Per il vicecoordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto, Prodi avrebbe dovuto chiedere per primo un controllo, anche dei voti annullati, «per dissipare ogni ombra sulla legittimità del risultato». Non l’ha fatto perché è «estremista» e «non è sicuro che i margini numerici così ridotti di prevalenza alla Camera sarebbero confermati da una verifica globale».
Il centrodestra è convinto che ci siano stati, se non brogli, molte e gravi irregolarità nei seggi. Per Ignazio La Russa, presidente dei deputati di An, la vicenda è tutta da chiarire. «Ci sono centinaia di migliaia di schede nulle che in questa fase la legge non permette di controllare. Continuo a ricevere decine di segnalazioni su comportamenti anomali nelle sezioni, dove la quasi totalità degli scrutatori non era della Cdl». Il centrodestra non ha mai chiesto il «riconteggio» dei voti, ha solo il conteggio ufficiale degli uffici elettorali, sottolinea Peppino Calderisi, coordinatore dei Riformatori Liberali-Radicali. «Come far comprendere che il Viminale è estraneo al conteggio ufficiale dei voti, che non ha visto né vedrà mai un solo verbale di sezione? La correzione del numero di voti contestati è emblematica. Chi può escludere che un errore della stessa portata non sia avvenuto anche per voti validi di una lista?».
Il ministero dell’Interno si trova giocoforza nell’occhio del ciclone e viene attaccato anche dalla Rosa nel pugno che contesta la correttezza della sua interpretazione del voto, sostenendo in un esposto in tutte le corti di Appello di avere diritto a degli eletti anche al Senato e non solo alla Camera. «Nelle circoscrizioni - spiega Emma Bonino - dove la coalizione maggioritaria si fermasse sotto la soglia del 55 per cento dei voti, la ripartizione degli eletti non dovrebbe tenere conto della soglia di sbarramento regionale, ma dovrebbe avvenire in modo proporzionale». Un analogo esposto viene presentato anche dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.
Ma il Viminale «non raccoglie e non raccoglierà provocazioni sull'attribuzione dei seggi al Senato» e risponde che la competenza al riguardo spetta solo agli uffici elettorali regionali e della Cassazione. Per la Rosa nel pugno quello del ministero è «un opportuno passo indietro» e ora bisogna semplicemente applicare la legge «così com’è».
Gli elementi di polemica si sommano e si accavallano. Tutto contribuisce a non far apparire definito il risultato elettorale. «Gli errori materiali - dice Luigi Casero, di Fi - sono sempre possibili. Lo si è visto dopo gli scrupolosi accertamenti del Viminale. Non si capisce perciò l'impazienza di Prodi che continua a cantare vittoria quando i conteggi non sono ancora ultimati». E Mario Mantovani, responsabile Iniziative motore azzurro, sostiene che «nel milione di schede bianche e nulle si cela la vera volontà del popolo italiano».

Finora, data la fragile differenza di voti tra i due schieramenti, «non ci sono vincitori né vinti».

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