Venezia - «Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?». Il celebre dilemma di Nanni Moretti in Ecce Bombo, indeciso se andare o meno a una festa, deve aver ispirato Vincent Gallo al festival. Infatti l’attore, regista, pittore, musicista americano ma con i genitori siciliani, ha scelto di accompagnare il suo nuovo film, Promises Written in Water (da lui stesso prodotto, musicato, montato, sceneggiato, diretto, interpretato), senza concedersi a chicchessia. Interviste non ne concede, ma neppure la conferenza stampa ufficiale prevista fino a ieri e all’ultimo momento annullata. Stesso discorso per l’altro film in concorso Essential Killing di Jerzy Skolimowski, in cui Gallo interpreta un talebano in fuga dopo l’arresto in Afghanistan. «Non gli piace apparire», l’ha giustificato il regista.
Tanto che quando è arrivato alla darsena dell’Excelsior è sceso con un passamontagna. Naturalmente ieri sera ha disertato il Red Carpet della proiezione ufficiale (c’è però chi lo ha notato confuso tra il pubblico) e s’è accomodato in sala solo quando si sono spente le luci.
Un fantasma al Lido. Trattasi di «genio e sregolatezza», ha chiosato Marco Müller a chi gli chiedeva se fosse normale un comportamento del genere verso l’istituzione che gli ha pagato il viaggio e l’albergo. Non è certo questione di pudore visto che nel suo film scandalo, The Brown Bunny, si mostra in una famosa scena di sesso orale non simulata con Chloe Sevigny. Piuttosto è per mantenere una certa aura da artista maudit, indipendente, eccentrico (sul suo sito esorta i visitatori a inviare foto senza veli ma «solo per chi è nato donna»), con capello lungo e cappello cool.
Perché Vincent Gallo al cinema segue le orme di Godard, con mezzo secolo di ritardo, credendo che basti girare un film in bianco e nero (per fortuna solo 75 minuti ma sembrano tre ore), macchina da presa fissa, dialoghi incomprensibili e ripetitivi, perché sia arte. Certo la Mostra mettendolo in concorso ci ha creduto (ma la sezione sperimentale «Orizzonti» non era meglio?) così come le migliaia di persone che hanno riempito la sala di proiezione (molte sono rimaste fuori ma tante sono anche fuggite dopo pochi minuti). Gli applausi, già sui titoli di testa autoreferenziali, dimostrano la grande considerazione di una parte del pubblico. Perché l’estremismo narrativo e visivo di Gallo, che - camuffato - ha presenziato a tutte le proiezioni (repliche comprese) dei suoi due film, ha molti fan.
È solo apparenza. Gran parte dell’incomprensibile Promises Written in Water è costituito dai suoi primi piani. Perché Vincent Gallo si piace così tanto che, nomen omen, non riesce mai ad abbassare la cresta.
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