Vincere il dolore cronico

Barbara Carrer

La malattia si cura, il dolore si sopporta. A sfatare questo masochistico luogo comune, dimostrando che vivere senza soffrire inutilmente è, non solo possibile, ma un diritto di tutti i cittadini, l’incontro promosso, ieri, a Palazzo delle Stelline da Donneuropee-Federcasalinghe Lombardia. Ed è proprio la non rassegnazione (oltre alla sensibilizzazione verso provvedimenti concreti), il tema centrale dell’iniziativa. Quest’ultima mira a far superare timori, pregiudizi e dilagante disinformazione riguardo a un tema, quello del dolore cronico, «difficile» e spesso sottovalutato da medicina di base e istituzioni, nonostante, in Italia, affligga ben un cittadino su quattro. Ma c’è di più: un malato su cinque finisce col diventare cronico; l’età media dei colpiti è 48 anni, il sesso più esposto, quello femminile. Infine, dato più allarmante, il 17% dei sofferenti, si vede costretto a lasciare il posto di lavoro.
Tra le patologie croniche più diffuse (in particolare tra gli italiani over 75), ci sono cefalee, lombosciatalgia, artrite, artrosi (che presentano un’incidenza considerevole anche sulla fascia di età dai 35 ai 44 anni). Questi dati emergono dalla ricerca: «Come affrontare il dolore e migliorare la qualità della vita» del professore Paolo Mariconti, dirigente medico di «Anestesia e terapia del dolore» alla Fondazione Policlinico Mangiagalli di Milano, nonché relatore dell’incontro di ieri.

Insieme al terapista del dolore, significativo l’intervento di Simona Sappia, direttore esecutivo del Coordinamento nazionale associazioni malati cronici, che ha illustrato le implicazioni sociali del problema e l’incidenza del dolore sulla qualità della vita.
A questo proposito sarà presentata, con finalità informative e di tutela, la «Carta dei diritti sul dolore inutile».

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