Vincere. E ci asterremo

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È persa. Si aveva scommesso che Giuliano Ferrara avrebbe cambiato idea sul referendum prima della fine di maggio ed è persa per due giorni, pazienza. Mesi orsono annunciò che sarebbe andato dai Radicali a firmare per un referendum che si doveva assolutamente fare ­ disse - per quanto avrebbe poderosamente battagliato per il No, e fece tutto quanto: ci andò, firmò, battagliò, per il No. Disse che l’astensione era segno d’insicurezza e d’ignavia, si chiese dove cominciasse una forma di vita per centinaia di pagine mentre noi ci chiedevamo quale forma di vita avrebbe potuto leggerle. Ora ha cambiato idea perché ha pensato che solamente il partito dell’astensione potrebbe vincere, diversamente da quello del No dove s’annida, peraltro, gente disposta a riconoscere che la legge andrebbe comunque migliorata.

La conversione, politicamente ineccepibile, delude solo noi imbecilli nostalgici della coerenza, convinti che le battaglie si vincono sempre. Ma Ferrara si è stufato e per una volta una battaglia vorrebbe vincerla davvero, per quanto la vittoria - direbbe Biagi ­ avrà mille padri. Forse un po’ meno madri.

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