Massimiliano Scafi
da Roma
Pizzette al sugo, torta, spumante, anche una bottiglia di Coca Cola. Brindisi ruspante negli uffici della Lega al Senato con un ospite speciale e particolarmente effervescente, Silvio Berlusconi. Il premier abbraccia Umberto Bossi, batte il cinque con i ministri del Carroccio, dispensa sorrisi, canta «chi non salta comunista è», mette in cornice questa «data storica». «Abbiamo mantenuto un altro impegno - commenta a caldo il Cavaliere - , abbiamo realizzato una riforma che dà più potere ai cittadini, che consente maggiore governabilità al Paese, che riduce del venti per cento il numero dei parlamentari e che migliora il percorso delle leggi. Dobbiamo essere soddisfatti. Ora che ho ritrovato la mia maggioranza granitica, sono più sicuro di vincere le elezioni».
Intanto la devoluzione va: «È una vittoria di tutto il centrodestra». Perchè diventi norma dello Stato, bisogna aspettare il referendum. Per la Cdl non sarà una passeggiata, ma Berlusconi è certo di spuntarla. «Non abbiamo paura della consultazione popolare - spiega -, la vinceremo». Marco Follini propone la libertà di coscienza. «Francamente - risponde - non ho nessun commento da fare. La gente non può che essere contenta di questa legge. Certo, come tutte le riforme, è perfettibile, e noi avremo tempo fino al 2011 per migliorarla». Il premier si vede quindi ancora a lungo a Palazzo Chigi: «Abbiamo lavorato bene, abbiamo già attuato il 92 per cento del programma. Gli elettori apprezzeranno quello che hanno fatto questo governo e questa maggioranza durante la legislatura e come la stanno concludendo. Con la devoluzione, sono 24 le riforme di ammodernamento dello Stato che abbiamo realizzato. Stiamo rispettando il programma punto per punto e lo spiegheremo agli italiani».
I presidente del Consiglio pensa dunque di spuntarla pure in primavera: «I cittadini ci confermeranno per altri cinque anni. Quando diremo agli italiani di avere realizzato il nostro programma e quando lo confronteranno con quello della sinistra, potranno giudicare. Per questo sono sempre stato sicuro di vincere. Non potrà andare diversamente». Alcuni sondaggi, dice, danno il centrodestra in forte recupero, vicinissimo allUnione. «Siamo pari, 48 a 48, però bisogna considerare che il centrosinistra gode di un ampio spazio mediatico. Abbiamo le vele gonfie. Del resto, che ci possono dire? Lunica cosa forse è che abbiamo tagliato le tasse meno di quanto avremmo voluto. Però questo non dipende da noi, è colpa della congiuntura internazionale».
Avanti tutta dunque con la nuova legge elettorale. «La approveremo senza modifiche, come deciso al vertice di maggioranza». E con Bossi, che ha detto di «non capire» la svolta proporzionalista di Berlusconi, nessuna frizione: «Umberto ha detto queste cose perchè, in effetti, con la proporzionale rinuncio a presentarmi come leader di tutta la coalizione ma guiderò la lista del mio partito. Tuttavia, questo non è un problema, figuriamoci. E ora basta con le divaricazioni, con gli steccati tra gli alleati. Per vincere serve unità e coesione».
In Senato, dal banco del governo, lampio cenno della mano per salutare Bossi. Poi gli applausi, quando Schifani parla «dei meriti» del leader leghista. In serata la festa, che è quasi una photo-opportunity. La grande torta alla panna, con sopra scritto «obbiettivo raggiunto», la bicchierata, gli abbracci al Senatùr. Nei locali del gruppo del Carroccio, in piazza San Luigi dei Francesi, il Cavaliere ci resta quasi unoretta e offre unimmagine anche visiva dei buoni rapporti con la Lega.
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