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Un vincitore c’è già, ed è la Juventus

nostro inviato a Monaco

Proviamo a fare la formazione: Buffon in porta, Zambrotta, Cannavaro, Thuram in difesa, Camoranesi, Vieira, Zidane, Del Piero a centrocampo, Trezeguet, Henry e Inzaghi in attacco. In panchina Lippi, Peruzzi secondo portiere. Platini manager alla Ferguson. Questa è la Juve-revival? No: Francia-Italia. Niente male, una squadra che potrebbe battere chiunque. Si, forse un po’ vecchiotta, meglio se in campo ci fosse anche Platini. Ma forse riporterà alla speranza i tifosi bianconeri. La finale del campionato del mondo si presenta con il timbro della squadra più scandalosa, o scandalizzante, d’Italia: quella della cupola, degli arbitri compiacenti, del telefono caldo, dell’odio e amore, degli scudetti probabilmente revocati. Oggi è ancora la Juve, signora d’Italia mai retrocessa, fra qualche giorno potrebbe essere una squadra di serie C. Qualcuno si sentirà imputato in attesa di giudizio. Quelli che oggi sono titolari, fra un mese potrebbero essere ex. Quelli che lo sono stati, continueranno ad esserlo: probabilmente senza vergogna.
Se il calcio racconta favole, questa è una favola. A lieto fine. Perché mai? Si dirà. La finale del mondiale esalta la squadra dei fatti e misfatti, avete dimenticato che ci sono giocatori con qualche accusa alle spalle, che pure Lippi ha i suoi problemi? Gli ex hanno illustrato una storia, quelli di oggi hanno illustrato un incubo. Invece no: questo è il bello. Giocatori e allenatore hanno dimostrato di saper vincere, Italia o Francia che sia, anche senza le raccomandazioni di Moggi, le attenzioni di Giraudo, i favori di De Santis e cupole riunite. In questo mese qualcuno si sarà chiesto: ora cosa farò? Vieira lo ha raccontato. Problema suo, problema di tanti. «È difficile non pensare a queste cose, all’ipotesi di retrocessione. Ma è meglio attendere. Non puoi studiare il futuro, se non sai».
Francia-Italia è Juve contro Juve per lasciar riassaporare la bravura dei giocatori, la caratura dei personaggi. Platini da tempo vive al di sopra delle parti, occhio languido quando la Francia vince, preoccupato quando le cose non vanno, tien la Juve nel cuore ma non si è lasciato coinvolgere in una rifondazione che lo avrebbe costretto a riveder le ambizioni. Eppure Michel è l’uomo che racchiude il bello di questa Juve. Zidane è stato il suo erede, gli altri figli adottivi. Del Piero aveva il poster in camera, Cannavaro è il contraltare napoletano della sua lingua lunga, gli attaccanti sarebbero ideali per farlo divertire in mezzo al campo.
Oggi il re sole è Zidane, Platini è stato un re. Storia di Juve e di successi. Gli altri, i francesi che ci sono oggi e gli italiani che pensavano di aver illustrato il pedigree con un paio di scudetti, hanno fatto grande la Signora a modo loro. Senza sapere che c’era il trucco, quando c’era. Ma qui, sui campi di Germania, hanno smentito chi pensasse che si può vincere solo per grazia ricevuta. Conta essere grandi giocatori. Qualcuno ha confermato la tesi andando a vincere altrove, qualche altro (Henry) ha dimostrato che alla Juve erano più che altro miopi. Inzaghi è stato grande e un po’ snobbato a Torino, ha continuato ad essere grande e goleador, nonostante le sfortune, anche a Milano. Lui ha sempre cercato di sfuggire al controllo dei guardalinee, senza la necessità di chiedere favori. Si arrangiava da solo. Perfino Lippi ha recuperato un poco della credibilità che si era perso cammin facendo. Sì, davvero una bella Juve quella che vedremo domenica sera a Berlino. La morale della favola dice proprio questo: per adesso ha vinto la Juve. Ora vedremo chi vincerà il mondiale.

Platini spegni il cellulare.

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