RomaÈ cominciato al passo di carica della Bersagliera, ottantuno anni di grinta e di continuo lavoro, l'ultimo giorno del Festival di Roma, giunto serenamente in porto (nonostante qualche polemica, talora pretestuosa) e all'insegna della qualità. Gina Lollobrigida, infatti, l'attrice che ha vinto il Marc'Aurelio d'oro alla carriera (incredibile, ma vero: la star non aveva, finora, mai ricevuto l'ambito riconoscimento, mentre in Francia, per dire, la diva ciociara ha preso dalle mani di Mitterrand la massima onorificenza delle Arti francesi), dopo aver girato con attori del calibro di Sean Connery, Frank Sinatra, Rock Hudson, e aver rappresentato la tipica bellezza femminile italiana nel mondo, ha portato al Festival un suo documentario, magari un po' esegetico, ma sicuramente interessante. Il suo sex-appeal mediterraneo ha così rivissuto in una mezz'ora intensa di caroselli in memoria di colei che, grazie alle proprie «lollos», è finita nel vocabolario francese. Oltre 6000 copertine, in tutto il mondo; quattro diverse carriere, dal momento che la Lollo non è solo attrice, ma anche fotografa (Le Monde l'ha paragonata a Cartier-Bresson!), scultrice e pittrice, ormai nota internazionalmente, eccola presentarsi al pubblico in giacca arancione da gran sera, guanti e stivali neri e l'immancabile verve, che, a un certo punto, le fa dire: «Ero parecchio viziata, ai miei tempi, dunque potevo scegliermi il regista e il produttore con i quali lavorare». Iniziata al cinema da Vittorio De Sica, che convinse lei, studentessa delle Belle Arti, a proseguire nella carriera («seguito il consiglio, son passata da mille lire di paga a un milione!»), la Gina nazionale potrebbe tornare sul set. «Sarà difficile, ma noi donne cambiamo opinione e, se arriva un regista intelligente... Ho fatto tutto da sola e continuo ad amare il cinema italiano, che sta rinascendo», ha commentato la celebrità, anche ambasciatrice umanitaria per l'Onu. L'altro Marc'Aurelio d'oro alla carriera, già ritirato in precedenza, è andato ad Al Pacino, generosa star dell'Actor's Studio, mentre il Marc'Aurelio d'oro del pubblico (che ha votato con molto entusiasmo e partecipazione), per il miglior film, è andato a Résolution 891 di Giacomo Battiato, il quale, a dire il vero, un po' se l'aspettava. «Sono onorato e confuso, però credo di aver dato il massimo», ha commentato, a caldo, il regista, che vanta una solida esperienza anche televisiva. Per la cronaca, l'assegno di 75.000 euro assegnato in questa occasione, è stato erogato da Bnl-Gruppo Bnp Paribas. E la critica, a chi ha voluto conferire la propria preferenza? Riuniti in gran consiglio, Edoardo Bruno, Michel Ciment, Tahar Ben Jalloun, Fernand Levy e Roman Gutek, i Dioscuri giudicanti, hanno indicato in Opium war, coraggioso film di denuncia, firmato da Siddiq Barrak, la miglior pellicola, alla quale dare il massimo riconoscimento della Giuria Critici. La siciliana Donatella Finocchiaro, invece, già apprezzata per l'intensità della sua recitazione, ha vinto il Marc'Aurelio d'argento, in qualità di miglior interprete femminile (per il film di Edoardo Winspeare Galantuomini). La sua vibrante interpretazione di una donna-boss del Salento ha infatti convinto pubblico e critica da subito. Marc'Aurelio d'argento a Bohdan Stupka, poi, per Serce na dlori (Il cuore in mano) del polacco Krzystof Zanussi.
Quest'anno la sezione Alice, dedicata ai più giovani, è stata più seguita dell'anno passato ed ecco i risultati: il fantasioso Magique! di Philippe Muyl si è aggiudicato il premio Alice nella città (per la fascia d'età compresa tra gli 8 e i 12 anni). Gli adolescenti (13-17) hanno invece premiato Summer di Kenneth Glenaan.
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