Ci sono articoli che danno più soddisfazione di altri. Ci sono reazioni che scaldano più di altre. Ci sono idee che, magari, è più difficile far passare rispetto ad altre.
Una di queste idee - di quelle che è difficile far passare - è quella dellimportanza della cultura, del pensiero, degli intellettuali per il centrodestra. Unidea importantissima, non a caso assorbita anche nel programma di governo e con laffidamento dei Beni Culturali a un personaggio sensibile come Sandro Bondi.
Unidea, soprattutto, decisiva per non lasciare il monopolio della cultura agli intellettuali di sinistra, che spesso non hanno niente da dire, ma che vincono a tavolino per mancata presentazione degli avversari. E lo stesso discorso che vale per la cultura, si ripropone pari pari per lambiente e lecologia, concetti che hanno poco o nulla a che spartire con loperato dei Verdi e dei talebani del «no a tutto». Ma a cui - in tutta franchezza - il Polo prima, la Casa dopo e il Popolo ora non è che abbiano opposto grandi alternative. E così, siamo riusciti a consegnare gratis lambientalismo alla sinistra.
In molti, infatti, nel centrodestra, anche in Liguria, hanno ancora la pericolosa tendenza a mettere mano alla fondina appena sentono la parola «cultura». E chi ha letto più libri di quanti ne abbia scritti o ha superato la pericolosa soglia dei tre libri viene percepito con un certo sospetto. Lo si vede anche nelle candidature, dove gli esponenti della società civile un po fanno paura.
Proprio per questo, quando ho scritto larticolo su Sergio Maifredi - intellettuale non allineato o anche, semplicemente, intellettuale e basta, ma pure intellettuale vero, come dimostra anche il suo lavoro in corso in questi giorni in città - ci tenevo moltissimo.
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