Vinto il derby del vino: le bollicine tricolori meglio dello champagne

Il governatore veneto Luca Zaia dice che la parola «Champagne» non figura nel suo vocabolario. Figurarsi nella sua cantina. Solo Prosecco. Invece che tagliare il nastro del Vinitaly, a Verona l'ex ministro dell'Agricoltura ha lanciato una bomba: nel 2012 le bollicine made in Veneto (e Friuli) supereranno quelle francesi. Le previsioni sono di 353 milioni di bottiglie di Prosecco vendute nel mondo contro i 320 milioni di Champagne, mentre nel 2013 verrà sfondato il tetto dei 400 milioni. I dati sono del Centro per la ricerca in viticoltura ed enologia di Conegliano, la capitale della doc veneta.
Ma secondo le stime della Coldiretti, il sorpasso sarebbe già avvenuto da tempo, addirittura dal 2010, se al Prosecco si aggiungono gli altri spumanti italiani: Franciacorta, Oltrepò, Trento, Cartizze, i moscati. Che non vanno dimenticati, perché in Francia esiste soltanto lo Champagne mentre da noi gli spumanti presentano una larga varietà di denominazioni e metodi. Nella graduatoria dei vini frizzanti, dunque, l’Italia è il primo produttore mondiale con 380 milioni di bottiglie contro i 370 milioni prodotte Oltralpe.
I cugini dovranno farsene una ragione. La «grandeur» subirà un’altra umiliazione, l’ennesima. Sullo sciovinismo francese per un po’ calerà un sipario di silenzio. Nell’agroalimentare, l’Italia è in testa dal 2004 per numero di prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) come salumi e soprattutto formaggi: allora erano 142 contro 141. In questi sette anni il divario si è approfondito perché l’Europa ha riconosciuto la tutela a un numero crescente di prodotti nostrani: attualmente siamo a 223 contro 182. Regna invece la parità (1-1) nel derby sui riconoscimenti enogastronomici patrimonio dell'Unesco: lo scorso novembre a Nairobi la dieta mediterranea è stata proclamata tesoro intangibile dell’umanità al pari della cucina francese. Tuttavia il testa a testa più avvincente riguarda il nettare degli dei. Da anni siamo il primo Paese al mondo per quantità di vino esportato (21,7 milioni di ettolitri, secondo Coldiretti), mentre la Francia è in testa quanto al valore delle vendite. Meno bottiglie ma più pregiate. Di là dalle Alpi si punta tutto sulla qualità e sul blasone, e negli ultimi mesi si nota una ripresa nonostante che nel 2010 la Francia abbia esportato il 50 per cento in meno rispetto all’Italia. Ma noi all’estero vendiamo vini che hanno mediamente un prezzo per litro di 2,5 volte inferiore a quello di Borgogna, Bordeaux, Chablis, Champagne. Merito della natura dei vitigni autoctoni, del territorio, e anche del cambio più favorevole dell’euro con dollaro e yen. Ma sempre più anche dell’impegno dei produttori: le cantine nostrane sono 35mila, di cui 25mila dalle dimensioni medie o piccole. Grandi e piccoli si completano, creano un’integrazione che unisce i volumi importanti con la ricerca della qualità.
Nel 2010 la Francia ha esportato 13,5 milioni di ettolitri di vino, la Spagna 17,7, l’Italia quasi 22 milioni. Stando ai dati del Corriere Vinicolo, i francesi hanno recuperato un milione di ettolitri rispetto all’anno precedente (circa l’8 per cento), e l’hanno fatto grazie a due campioni: Champagne e Bordeaux. Il valore delle vendite è arrivato a 6,3 miliardi di euro, +14 per cento. È al Bordeaux che si deve l’exploit migliore, il cui export è cresciuto di oltre il 30 per cento. Le esportazioni di Champagne sono cresciute di un quinto per un valore di 2 miliardi di euro. Un buon risultato ma lontano dal picco di 2,4 miliardi del 2007.
Le esportazioni italiane invece non raggiungono i 4 miliardi di euro, benché il dato sia in continua crescita. E in questa scalata alcolica, il ruolo da protagonista appartiene alle bollicine tricolori, che segnano +16 per cento nel valore e +22 per cento nelle quantità vendute. L’ottima prestazione dei vari Prosecco e Franciacorta è registrata dall’analisi annuale dell’Ufficio studi di Mediobanca sul settore vinicolo: nel 2009 i produttori di spumanti confermano risultati migliori di altre aziende vitivinicole, come rendimento di capitale e come struttura patrimoniale. Chi vende bollicine guadagna di più dai propri investimenti e ha meno debiti. Mediobanca segnala anche che le etichette più qualificate (grandi rossi, Doc e Docg) hanno accresciuto la propria quota superando il 55 per cento del mercato.
I mercati principali sono Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e soprattutto la Russia (+85 per cento): nella patria della vodka si apprezzano moltissimo i nostri spumanti. I Paesi emergenti guadagnano terreno.

Per questo l’assessore veneto all’Agricoltura, Franco Manzato, forte dei 35 milioni di euro investiti dalla regione per promuovere il vino veneto nel mondo, proporrà di esportare il Vinitaly a turno nei Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina).

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