Violante pentito: «Le toghe fanno politica»

RomaOrmai non sorprende più: Luciano Violante sui magistrati fa autocritica da un pezzo e con sempre più forza invita la categoria a seguire il suo esempio.
Lui, indicato per tanto tempo come capo del partito delle toghe rosse, adesso critica non solo gli ex-colleghi che si sono lasciati attrarre dalle «luci abbaglianti del moralismo giuridico», ma l’Associazione nazionale magistrati divenuta «vociante controparte del mondo politico» e la sinistra che non ha capito l’«esigenza di riforme» della società e interpretata dal centrodestra di Silvio Berlusconi.
Tutto questo e molto di più Violante scrive nel suo libro «Magistrati» (Einaudi), uscito ieri. L’ex-presidente della Camera, deputato del Pci e dei Ds, con l’ambizione sempre frustrata di entrare alla Consulta, afferma che la sinistra è rimasta a guardare di fronte alla rivoluzione causata da Tangentopoli, denunciando «la calata degli Unni», senza chiedersi se quegli Unni, sebbene «un po’ barbari», non fossero «anche un po’ riformatori».
Per Violante l’unico tentativo serio di cambiare le regole al passo con i tempi è stato quello fallito del ’98, della Bicamerale di Massimo D’Alema, ma dieci anni dopo l’opposizione continua ad affrontare «in modo del tutto inadeguato» il conflitto tra politica e giustizia.
Per mettersi al riparo dalle critiche sul suo passato Violante ricorda che le sue critiche al «governo dei giudici» le esprimeva su L’Unità già nel 1993, mentre infuriavano Mani pulite e le stragi mafiose.
Ma oggi, certo con più veemenza e insistenza, arriva a riconoscere che una «parte rilevante» delle toghe piega la legge a fini estranei, politici. Dice che i magistrati devono rispettare l’autonomia della politica e dell’amministrazione, senza voler diventare «guardiani-protettori» della comunità. Basta ai pm che vanno alla ricerca del reato, invece che della prova di un reato di cui hanno avuto notizia. Poi, sferra un attacco deciso all’«ipocrisia costituzionale» dell’obbligatorietà dell’azione penale, che si traduce in discrezionalità del singolo pm. Violante avanza proposte di riforma.


Le toghe, dunque, hanno le loro responsabilità e così l’Anm che non si è assunta l’onere di favorire «una nuova legittimazione» all’indipendenza dei giudici per recuperare il rispetto della società e della politica.
I valori della Costituzione, avverte Violante, non si difendono «impugnandoli come reliquie di santi in processione», ma «vivificando la loro stessa ragion d’essere nella società contemporanea».

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